Prima di natale avevo promesso che avrei parlato ancora del Giappone dopo le festività di fine anno, al mio ritorno dall’India. Ma non l’ho fatto. L’India mi prende così nel profondo che i primi tre racconti di quest’anno parlano dell’India! Il Giappone mi ha colpito molto per vari motivi, come descritto sull’ultimo racconto del 2009. Le tradizioni sono ancora fortemente ancorate nell’animo dei giapponesi e questo colpisce particolarmente in un paese ultra-moderno e altamente tecnologico. I giardini giapponesi sono oasi di pace e bellezza. Il culto della natura non ha uguali. I giardini zen, per esempio, sono semplici ma nello stesso complicati. È il lavoro dell’uomo, le pietre e poi la ghiaia, le piante, le fontane, gli aceri: tutti questi elementi hanno un preciso significato. Personalmente, li vedo sotto il profilo prettamente materiale, anche se lo zen è meditazione. I padiglioni di legno che si affacciano su questi giardini sono fatti appunto per la meditazione ma personalmente guardo la cosa con un’altra ottica. Kyoto, la Firenze del Giappone, è ricca di giardini e templi. Kyoto è circondata da tre lati da verdi colline, una specie di ferro di cavallo, dove si trovano i templi e giardini zen. Sono tantissimi. La parte vecchia di Kyoto, vicino al fiumicciatolo che attraversa la città, è affascinante per i suoi negozi, ognuno specializzato in un solo prodotto: ad esempio il negozio di vecchi kimono, il negozio di utensili di peltro, di noodles di grano saraceno (soba), di tè e porcellane da tè, il negozio di ceramica, di lanterne, di ombrelli, il negozio di pettini, di bambole d’argilla, di tofu, di farina glutinata, il negozio di ventagli e il negozio di carta e così via. Sono negozi di grande interesse. Io che ‘odio’ guardare negozi e vedere mercati spenderei tutta la giornata a visitare questi negozietti specializzati. Poi ci sono tanti piccoli ristoranti in cui bisogna prenotare un bel po’ in anticipo perché accolgono pochi clienti. È tutto servito con molta delicatezza e ‘savoir-faire’ ma la scomodità, almeno per me, di sedersi in terra su un pavimento di legno su cui sono messi dei cuscini e il classico tavolo basso alla giapponese, è grande. Tra l’altro ci si tolgono le scarpe all’ingresso (giustamente). Lo trovo di una scomodità infinita ma l’esperienza è da fare. Le pietanze possono apparire eccessivamente misere, ma in Giappone si valorizzano con eleganza e raffinatezza anche pochi semplici ingredienti. Poi ho dimenticato gli ohashi, ovvero i bastoncini che si usano al posto delle posate. Mamma mia che fatica! Ma anche se alla fine del pasto è difficile alzarsi in piedi da seduto a stante, almeno per noi, la soddisfazione di avercela fatta è grande. In Giappone ci sono molte regole di etichetta su come comportarsi a tavola, ma questo ve lo risparmio. Dico soltanto una cosa: per mangiare i noodles non si deve essere inibiti. Si dovrebbero gustare bollenti direttamente dal brodo e quindi risucchiati rapidamente aspirando contemporaneamente aria per raffreddarli. Potete immaginare il forte rumore ma gradito dai locali perché significa che la pietanza è molto gustosa. venerdì 19 febbraio 2010
GIAPPONE: TRA TRADIZIONE E MODERNITA'
Prima di natale avevo promesso che avrei parlato ancora del Giappone dopo le festività di fine anno, al mio ritorno dall’India. Ma non l’ho fatto. L’India mi prende così nel profondo che i primi tre racconti di quest’anno parlano dell’India! Il Giappone mi ha colpito molto per vari motivi, come descritto sull’ultimo racconto del 2009. Le tradizioni sono ancora fortemente ancorate nell’animo dei giapponesi e questo colpisce particolarmente in un paese ultra-moderno e altamente tecnologico. I giardini giapponesi sono oasi di pace e bellezza. Il culto della natura non ha uguali. I giardini zen, per esempio, sono semplici ma nello stesso complicati. È il lavoro dell’uomo, le pietre e poi la ghiaia, le piante, le fontane, gli aceri: tutti questi elementi hanno un preciso significato. Personalmente, li vedo sotto il profilo prettamente materiale, anche se lo zen è meditazione. I padiglioni di legno che si affacciano su questi giardini sono fatti appunto per la meditazione ma personalmente guardo la cosa con un’altra ottica. Kyoto, la Firenze del Giappone, è ricca di giardini e templi. Kyoto è circondata da tre lati da verdi colline, una specie di ferro di cavallo, dove si trovano i templi e giardini zen. Sono tantissimi. La parte vecchia di Kyoto, vicino al fiumicciatolo che attraversa la città, è affascinante per i suoi negozi, ognuno specializzato in un solo prodotto: ad esempio il negozio di vecchi kimono, il negozio di utensili di peltro, di noodles di grano saraceno (soba), di tè e porcellane da tè, il negozio di ceramica, di lanterne, di ombrelli, il negozio di pettini, di bambole d’argilla, di tofu, di farina glutinata, il negozio di ventagli e il negozio di carta e così via. Sono negozi di grande interesse. Io che ‘odio’ guardare negozi e vedere mercati spenderei tutta la giornata a visitare questi negozietti specializzati. Poi ci sono tanti piccoli ristoranti in cui bisogna prenotare un bel po’ in anticipo perché accolgono pochi clienti. È tutto servito con molta delicatezza e ‘savoir-faire’ ma la scomodità, almeno per me, di sedersi in terra su un pavimento di legno su cui sono messi dei cuscini e il classico tavolo basso alla giapponese, è grande. Tra l’altro ci si tolgono le scarpe all’ingresso (giustamente). Lo trovo di una scomodità infinita ma l’esperienza è da fare. Le pietanze possono apparire eccessivamente misere, ma in Giappone si valorizzano con eleganza e raffinatezza anche pochi semplici ingredienti. Poi ho dimenticato gli ohashi, ovvero i bastoncini che si usano al posto delle posate. Mamma mia che fatica! Ma anche se alla fine del pasto è difficile alzarsi in piedi da seduto a stante, almeno per noi, la soddisfazione di avercela fatta è grande. In Giappone ci sono molte regole di etichetta su come comportarsi a tavola, ma questo ve lo risparmio. Dico soltanto una cosa: per mangiare i noodles non si deve essere inibiti. Si dovrebbero gustare bollenti direttamente dal brodo e quindi risucchiati rapidamente aspirando contemporaneamente aria per raffreddarli. Potete immaginare il forte rumore ma gradito dai locali perché significa che la pietanza è molto gustosa.
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2 commenti:
perchè l'india è medicina?
L'India è una medicina perché è un balsamo per l'anima!!
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