lunedì 14 settembre 2009

LEH (LADAKH)

Bentornati! Ricomincio a scrivere dopo la pausa estiva. Oggi voglio parlarvi del Ladakh.
Venticinque anni fa fare un viaggio nel Ladakh era un’avventura. Leh allora era quasi esclusivamente un aeroporto militare e credo che ci fossero pochissimi voli. Allora si prendeva il volo da Delhi a Srinagar, bella capitale estiva dello stato del Kashmir, e Jammu per poi proseguire a Leh in aereo (quando partiva), oppure per strada via Kargil.
Srinagar si trova sul lago Dal. Ci sono alcuni bellissimi giardini Mughal che circondano il lago, il più famoso è Shalimar Bagh commissionato da Jehangir. Anche allora c’era qualche volta il coprifuoco sempre per via della tensione tra indu e musulmani. Il centro cittadino, almeno allora, era bellissimo, con attraenti case in legno. Si dormiva sui famosi ‘house boats’, alberghi galleggianti sulle sponde del lago, molto suggestivi ma attenzione ai toponi! Allora a Srinagar c’era un vecchio albergo coloniale Oberoi con una dependance. So che è stato chiuso a lungo e per alcuni anni è stato occupato anche dai militari. Ora è stato riaperto e si chiama Lalit Palace. È tornato alla sua vecchia gloria.
La valle di Srinagar è un piccolo paradiso. Peccato che ci siano continuamente fermenti politici che rovinano l’atmosfera. Arrivare a Leh in volo è un’esperienza. Fino a poco tempo fa l’atterraggio era effettuato senza radar o strumenti sofisticati. Da Delhi la partenza per Leh era sempre presto alla mattina. Non era inusuale partire, volare sopra Leh senza poter atterrare perché completamente coperta di nuvole basse. L’aereo girava intorno più volte ma non trovando nessuno squarcio che permettesse di vedere la valle tornava indietro. Non tornava a Delhi bensì a Chandigarh, dove attendeva in pista per due ore aspettando di riprovare!

Così una volta siamo in aereo per Leh. Sembra che la fitta coltre di nubi sopra la valle del Ladakh non si decida ad aprirsi. Torniamo a malincuore a Delhi. Tenteremo di ripartire la mattina successiva. L’Indian Airlines offre l’albergo a Delhi, e dopo una lunga attesa e numerose comunicazioni ci dice che molti alberghi sono pieni e che ci possono offrire soltanto l’albergo tal dei tali…(non mi ricordo il nome). Ci portano in pullman insieme ad altri passeggeri. Vedo già da fuori che è un postaccio. I nostri rimangono sul pullman mentre io vado a vedere la situazione. Drammatica! È una topaia. Chiamo l’albergo Taj dove eravamo la notte precedente e chiedo la disponibilità. C’è, meno male! Poi mi metto d’accordo col nostro corrispondente e con la Indian Airlines per appianare la parte economica.
La mattina dopo altra alzataccia. Non prendiamo il pullman dell’Indian Airlines ma quello del nostro corrispondente. Arriviamo prima degli altri e prendiamo le carte d’imbarco. Ci sono due voli che partono per Leh, uno dopo l’altro. Incontro quelli che provengono dall’albergaccio. Mi dicono che era pieno di topi. Speriamo di arrivare a Leh. Andarci e non poter atterrare per poi tornare indietro un’altra volta sarebbe troppo. Fare un’altra alzataccia ancora sarebbe un suicidio. Penso a un altro piano, ma fortunatamente questa volta il tempo a Leh è sereno. Vediamo la valle sotto a noi e iniziamo la fase di atterraggio. La discesa su Leh è incredibile. Praticamente l’aereo, per poter atterrare in mezzo alle montagne, fa un discesa a spirale come se entrasse in un orrido. È veramente da mozzafiato e a dir poco… spettacolare. Il problema di non poter atterrare oggi non esiste quasi più, a meno che non ci siano condizioni climatiche veramente avverse. Venticinque anni fa c’era soltanto un albergo “decente” a Leh, un po’ decentrato, ma in un posto ameno e tranquillo. Era una struttura tipica del Ladakh con un bel giardino e bellissime vedute sulle montagne, ma le camere erano quasi indecenti. L’acqua calda era un lusso e il vitto insufficiente. Oggi l’albergo esiste ancora ed è completamente rinnovato, ben arredato e molto confortevole. In questi ultimi anni sono nati centinaia di piccoli alberghi.


Il Ladakh è molto gettonato da giovani europei, americani, australiani e israeliani. Senza mezzi di trasporto propri visitare i monasteri sparsi nella valle è problematico. Il trasporto pubblico è scarso e imprevedibile. Bisognerebbe noleggiare una jeep, ma per molti giovani è troppo caro e non è sempre facile da trovare in alta stagione. Questo è il problema numero uno per i ‘fai-da-te’.
Comunque, ritornando al passato, Leh era ancora un piccolo centro e si vedevano spesso le donne nei loro bellissimi costumi. Oggi le donne indossano il costume soltanto per le occasioni speciali, feste e matrimoni. La cittadina è cresciuta a dismisura, ma nonostante ciò è sempre affascinante, anche se un po’ troppo frequentata. È coronata dall’imponente Leh Palace.


Molti giovani ladakhi si trasferiscono da villaggi isolati della valle a Leh per trovare un po’ di fortuna. Considerano Leh come il primo passo per avvicinarsi alla ‘civiltà’ ed eventualmente trasferirsi a Jammu, la capitale dello stato di Jammu e Kashmir, di cui il Ladakh fa parte. Da Jammu il secondo passo è arrivare a Delhi. Comunque alcuni giovani che si trasferiscono a Leh dai villaggi a volte cominciano a frequentare cattive compagnie e sono attratti da alcool e droga e alla fine non concludono niente. Coi sogni infranti, spesso sono costretti a ritornare ai loro villaggi, distrutti. I giovani ladakhi che vogliono frequentare l’università si recano a Jammu mentre i figli dei più danarosi vanno a Delhi.
La valle del Ladakh cela monasteri, villaggi e paesaggi di una bellezza notevole. Il percorso da Srinagar a Leh è spettacolare com’è spettacolare il percorso tra Leh e Manali. Ne parlerò prossimamente. Cari saluti a tutti.