venerdì 12 marzo 2010

L'INDIA E GLI INDIANI

Perché ritornare in India così tante volte? A parte i motivi di lavoro, l’India ti cresce dentro e non ti abbandona. È un paese di una ricchezza culturale sconvolgente e di un’umanità unica nel mondo. Si trova di tutto: guru o rinuncianti che girano nudi senza possedere assolutamente niente, neanche un fazzoletto, rinuncianti che si mettono in posa magari con un braccio alzato senza mai abbassarlo fino a che le giunture si bloccano; rinuncianti che si fanno crescere i cappelli senza mai tagliarli. C’è anche la ‘casta’ degli eunuchi, noti come hijras, parola che significa "impotente". Non si considerano né uomini né donne, e di solito adottano nomi femminili e si vestono da donne. Molti sono nati con deformazioni genitali, una piccola percentuale è ermafrodita e altri sono omosessuali travestiti. La cultura degli eunuchi in India ha origini antiche. Benedetti dal dio Ram, secondo la mitologia indiana, a lungo sono rimasti ai margini della società, costretti a mendicare per vivere. Guadagnano partecipando ai matrimoni e presentandosi nelle case dove sono appena nati dei bambini, perché la loro presenza è considerata di buon auspicio.
In generale, anche se nei nuovi ricchi le cose stanno cambiando, gli Indiani ammirano la vita semplice e la purezza dell’anima e non si credono necessariamente che gli status symbol siano importanti. Questo spiega, almeno in parte, perché la sporcizia e il martellamento dei sensi da parte di suoni, colori, odori e vedute, una vera ‘cacofonia sensoriale’, non disturbino gli Indiani, e spiega anche perché accettano la manifestazione della miseria estrema nelle strade, a differenza degli occidentali che trovano questo fenomeno sconvolgente. Gli Indiani sono orgogliosi del loro paese che siano indù, musulmani, cristiani, jaina o buddhisti. La privacy non è importante, essendo l’India una civiltà collettivista. Gli Indiani sono amichevoli, educati e molto interessati agli stranieri, soprattutto gli Inglesi, per il ricordo del Raj che suscita tuttora rispetto e assenza di rancore. Molte cose dell’India moderna sono state modellate secondo il criterio britannico. Gli Indiani sono molto curiosi e fanno mille domande anche molto personali che noi non chiederemmo mai come il salario, il tipo di casa dove viviamo, quanto paghiamo d’affitto o per quanti soldi l’abbiamo comperata e così via. È vero che gli Indiani sono amichevoli e affabili, ma se dai un dito ti chiedono il braccio. Comunque per gli Indiani è molto importante sentire che si rispetta la loro cultura, e i visitatori devono stare attenti a non metterli in imbarazzo facendoli oggetto di critiche personali.
È veramente un paese unico. Parliamo di una cosa molto interesse riguardante le donne, spesso considerate di serie b nelle comunità indiane. Dalla fine degli anni Ottanta ad oggi, il manuale di educazione sessuale 'Conosci il tuo corpo' ha superato settanta milioni di copie nei piccoli villaggi dell'India. Nel 1987, in arrivo da vari villaggi del Rajasthan, settantacinque donne a Delhi bussarono alla porta della casa editrice Kali for Women. Grazie al Women Development Program del governo, avevano frequentato workshop sulla salute e sul corpo delle donne dall’infanzia alla vecchiaia. Di lì, il loro entusiasmo aveva dato vita a un libro illustrato, intitolato Conosci il tuo corpo. Un excursus sulla vita delle donne attraverso le tappe più significative della vita biologica: la scoperta dei propri genitali, la comparsa delle prime mestruazioni, l’adolescenza e l’insorgere del desiderio, il matrimonio e la scoperta della sessualità, la gravidanza, il parto, la menopausa. Scrissero tutto il libro a mano, disegnando tutti i cambiamenti sul corpo nudo di una donna e di un uomo a fumetti. Distribuirono il libro nei villaggi per “testarlo”. La reazione fu durissima: fu giudicato spazzatura, perché non era accettabile vedere la nudità. Il gruppetto discusse a lungo su come ovviare a questa resistenza culturale, e trovò una splendida soluzione: la donna fu disegnata completamente vestita, con la gonna lunga tradizionale, la casacca, la testa coperta. Ma aprendo piccole finestrelle di carta, si vedeva la vagina, l’apparato riproduttore, il seno. Stessa cosa per l’uomo: una finestrella nel dothi, i pantaloni lenti che usava Gandhi, e si vedeva il pene e la costituzione degli organi genitali maschili.Le settantacinque signore avevano sentito dire che esisteva una casa editrice femminista dal nome evocativo di Kali for Women, e che Urvashi Butalia ne era stata la fondatrice tre anni prima. Kali nel pantheon indiano è una divinità potente, vincente, che distrugge l’ignoranza, ma anche terrificante, vendicativa se serve. Quelle donne avevano un bisogno, da affermare con urgenza: dare alle loro figlie femmine soprattutto (in seconda battuta ai figli maschi) un vademecum che le informasse sull’universo tabù della sessualità, velato da una cortina di ferro di pregiudizi tradizionali, ignoranza atavica, maschilismo radicato. Un vero e proprio manuale di educazione sessuale. Illustrato a mano, perché non vi fosse alcun fraintendimento. E in hindi, ovviamente, perché nessuna di loro parlava l’inglese.