venerdì 29 gennaio 2010

INDIA: ARTE DEL TEMPIO

Uno dei viaggi più belli che si possono fare in India è il viaggio intitolato ‘Arte del Tempio’ che si svolge da Calcutta a Bombay o viceversa seguendo una specie di semi-luna. Il viaggio è complesso e le tappe sono tante, ma è superlativo. Vorrei parlare di alcuni episodi del viaggio.

Varanasi o Benares o Kashi sul fiume Gange è dove ogni Induista desidera che vengano sparse le proprie ceneri. Le pire per la cremazione ardono 24 ore su 24. Ogni sera, al tramonto, i brahmini danzano tenendo in mano delle sculture di luce, mentre le centinaia di persone che assistono, da terra e dal fiume, affidano alla "madre Ganga" delle fiammelle che rappresentano i propri sogni. Dopo un percorso in risciò attraverso le affollatissime strade di Benares si arriva sui ‘ghats’, delle rampe di scale di pietra che terminano all'interno dell'acqua del fiume. Si prende il battello. Dal fiume si gode una fantastica vista degli edifici imponenti che sovrastano il fiume inerpicati sopra i ‘ghats’; ci sono persone che si lavano, altre che fanno il bagno, una folla che esegue le abluzioni rituali, c’è chi è caduto in trance seduto su un muretto, ci sono i lava-panni che li sbattono sulle scale o su una roccia che affiora dal fiume e naturalmente ci sono le pire (cremation grounds). Ritornati sulla terraferma, è un’esperienza incredibile fare una passeggiata attraverso i vicoli di Benares, strettissimi. La folla è formata sia da uomini e donne che da vacche. Di grande interesse è visitare una casa caratteristica proprio nel centro storico dove il padrone prepara essenze e profumi; tre mucche lamentose si trovano al centro del cortile perché hanno fame.

Nelle vicinanze di Varanasi si trova il sito importantissimo di Sarnath che costituisce uno dei quattro centri sacri del buddhismo. Nel parco delle gazzelle di Sarnath, il Buddha tenne il suo primo sermone, la ‘messa in moto della ruota della legge’. Si trovano resti di monasteri e stupa. Il museo è strepitoso: custodisce dei pezzi straordinari.

Si può arrivare fino al villaggio medievale di Orccha, dopo aver percorso da Varanasi diverse contrade. Siamo partiti da Khajuraho in pullman. Dovevamo partire alle 7:30 ma il corrispondente locale ha insistito per farci partire presto per via della festa chiamata “Holi”. Secondo loro c’era la possibilità di essere fermati e trattenuti lungo il percorso nei villaggi. Il perché lo capirete leggendo sotto. Holi è il festival dei colori, uno dei momenti più attesi dell’anno. Si celebra tra la fine del mese di febbraio e l’inizio di marzo, nel primo plenilunio che per il calendario indiano segna il passaggio dall’inverno alla primavera. È una festa collettiva che coinvolge tutta la popolazione, e la cosa che diverte più la gente è spruzzarsi reciprocamente con acqua mista a polveri di diversi colori. Portano a bruciare il pupazzo snodato del demone Holika. ll demone Holika imprigiona durante l’inverno la natura e gli uomini in una gelida stasi, frena l’anelito dei semi alla vita, gli slanci d’amore, tarpa le ali agli uccelli. Soltanto quando il suo malefico simulacro sarà ridotto in cenere, il cupo inverno avrà ceduto il passo alla radiosa primavera. L’origine dell'Holi festival si perde in diverse leggende della mitologia indiana (simile a Tammuz, la divinità mesopotamica Dumuzi, il cui culto si diffuse in tutto l'oriente mediterraneo, inclusa la Grecia, ove prese il nome di Adone, paredro della dea della fertilità Astarte, la cui morte e risurrezione rappresentava il periodico rigenerarsi della vegetazione a primavera). Comunque anziché partire alle 7:30 partiamo alle 5. Percorriamo dei bei paesaggi e vediamo l’alba, le donne che si recano alla fonte o che rientrano dalla fonte con vasi d’acqua sulla testa. Arriviamo presto ad Orccha, circa 4 ore dopo, senza intoppo e senza essere spruzzati con quella malefica sostanza. Orccha fu la capitale dei re Bundela fondata nel 1531. Iniziamo subito le visite, prima tappa: i 14 chhatri (cenotafi) dei governatori, proprio di fianco all’albergo e poi il fiume Betwa. Visitiamo il tempio di Chaturbhuj dedicato a Vishnu. Sembra di entrare in una moschea: ha sale immense. Impressionante la guglia svettante. Dopo pranzo riprendiamo il pullman per raggiungere il tempio di Lakshmi Narayan, noto per le sue pitture con scene religiose e civili. In seguito visitiamo i due palazzi sull’isolotto circondato dal fiume Betwa, Rajah Mahal e Jahangiri Mahal, eccellente esempio di architettura rajput Bundela costruito in onore dell’imperatore moghul Jahangir. Il palazzo squadrato in arenaria rossa è molto elegante. Bellissima la porta d’ingresso (dietro rispetto all’ingresso attuale) affiancata da elefanti di pietra.

Proseguiamo il viaggio. Da Bhopal, dopo avere fatto diverse visite, prendiamo il treno per Jalgaon, un percorso di circa 7 ore. Quando siamo ancora in albergo ci informano che il treno è in ritardo di un’ora. Decidiamo di fare una conferenza sul tema ‘Buddhismo’. Dopo partiamo per la stazione. Appena arrivati siamo informati che il treno ha due ore di ritardo. Ci spostiamo dal pullman in una confortevole sala d’attesa a parte qualche topo che gironzola attorno. Dopo un’ora ci rechiamo sul binario ma appena arriviamo annunciano un ulteriore ritardo di 3 ore. Rientriamo nella sala d’attesa. Michael, che sta raccontando, vede arrivare la Kushinagar Express (il nostro treno!) e corre e fa correre tutti i membri del gruppo solo per scoprire che va…nell’altra direzione! A questo punto rimaniamo sul binario e finalmente arriva il treno, lunghissimo, di 24 carrozze, stipatissimo. Con l’aiuto dei facchini carichiamo le valige sul treno, appena l’ultima valigia è caricata, si parte. Quando il semaforo è verde, il treno parte comunque, non importa se non hai ancora caricato le valigie o non sei ancora salito. Il treno viaggia con quasi 4 ore di ritardo e partiamo alle 15:45. Da Bhopal a Itarsi il treno procede così lentamente che ci domandiamo se arriveremo mai a Jalgaon, ma da Itarsi comincia a viaggiare come dio comanda. Arriviamo alla stazione di Jalgaon prima delle ore 23. L’albergo di Jalgaon è modesto, qualche bagno alla turca, ma abbordabile per una notte. Comunque non rimaniamo molto tempo: l’indomani subito al mattino partiamo per le stupende grotte di Ajanta.

mercoledì 20 gennaio 2010

ANDHRA PRADESH

Sono appena tornato dall’India e sono molto felice. L’India per me è una medicina, mi fa bene e mi dà energia. Ho fatto un viaggio rurale nello stato indiano del Karnataka, ma la prima tappa era Hyderabad, capitale dell’Andhra Pradesh. Sto parlando in prima persona ma in realtà stavo accompagnando un nostro gruppo. Siamo arrivati al momento sbagliato, non per il clima, ma per le grosse manifestazioni per indurre il governo centrale a creare due stati da uno. Il Telangana sarebbe il 29° Stato dell’Unione Indiana. Il governo centrale a Delhi, dopo cinquanta anni di rivendicazioni, sembra essere d’accordo. Telangana è la regione attorno all’attuale capitale dello stato dell’Andhra Pradesh comprendente 10 dei 23 distretti. Storicamente e culturalmente è sempre stata separata dai distretti costieri benché abbiano la stessa lingua, il telugu. Telangana apparteneva al regno musulmano del Nizam, mentre i distretti dell’Andhra erano amministrati direttamente dall’Impero britannico. Questi ultimi hanno quindi potuto usufruire di una migliore educazione occidentale e di uno sviluppo moderno. Dopo che il regno del Nizam, che voleva rimanere indipendente, è stato invaso ed annesso dall’esercito indiano nel 1948, è stato creato uno stato separato di Hyderabad. Ma nel 1956 i confini degli stati indiani sono stati ridisegnati in base a un criterio linguistico. La parte dello stato di Hyderabad che parlava marati venne annessa al Maharashtra; un’altra parte al Karnataka. La parte che parlava telugu, o Telangana, è venuto a formare lo Stato dell’Andhra Pradesh assieme ai distretti costieri staccati da Madras. Il movimento per un Telangana è andato intensificandosi nel 1969. All’inizio era un movimento studentesco la cui base si trovava nell’università Osmania; nel 1969 è divenuto un movimento popolare. In quell’anno più di 350 studenti sono stati uccisi dalla polizia. Ma colui che ha iniziato il movimento popolare al grido di “Jay Telangana”, Marri Channa Reddy, è riuscito a incorporare nel partito Congress il suo Telangana Praja Smithi Party. Indira Gandhi lo fece allora primo ministro dello Stato. Nelle scorse settimane Hyderabad e molte città del Telangana, Nalgonda, Karimnagar, sono rimaste paralizzate dalle agitazioni. In passato molti giovani si sono immolati per la causa. Per esempio un certo KC Rao ha iniziato un digiuno che vuole proseguire fino alla morte. Soffrendo anche di diabete era in fin di vita. Non so se è morto o si è ripreso. Rimangono comunque ancora molte difficoltà da risolvere. La regione ha 119 posti sui 294 dell’assemblea. Essa è la più povera e la meno sviluppata, ma nel suo territorio comprende la capitale Hyderabad, che quelli dell’Andhra non vogliono abbandonare. Concedendo l’autonomia al Telangana il governo centrale sta aprendo un vaso di Pandora: molte altre regioni, in altri Stati vorrebbero avere la stessa autonomia e i politicanti sono sempre pronti a battersi per una poltrona in più.

Siamo rimasti in Andhra pochi giorni ma le difficoltà sono state tante. Siamo andati a vedere due bellissimi templi Kakitiya, che si trovano a più di cento chilometri dalla capitale. Lungo il percorso abbiamo trovato tantissimi blocchi stradali. Studenti di tutte le età, anche molto giovani, erano seduti sulla strada e impedivano il passaggio. In alcuni casi, i ragazzi delle scuole superiori e gli studenti universitari accendevano dei falò sulla strada e inneggiavano in coro “Jay Telangana”, una specie di long-live Telangana. Nonostante le continue interruzioni, siamo riusciti ad arrivare al bellissimo tempio di Ramappa della dinastia dei Kakatiya (indu shivaita) che tra il 1083 e il 1323 d.C. regnò nell’area dell’attuale Andhra Pradesh, uno dei regni Telugu più grandi che appunto durò per secoli. È proprio questa zona lo zoccolo duro di Telangana. Abbiamo saltato il pranzo e mangiato banane e patatine pur di seguire il programma. Siamo riusciti anche a vedere il tempio di Warangal, anche se stava diventando buio. Questo tempio è un bell’esemplare di architettura e scultura Kakatiya. È stato costruito da Rudra Deva nel 1163 d.C. in stile Chalukya, a forma di stella con tre santuari dedicati a Shiva, Vishnu e Surya. Come il tempio di Ramappa, Warangal è eccezionale per i suoi pilastri riccamente scolpiti e la scultura. Il basalto nero Nandi, un monolito, ha una bella finitura lucida.