venerdì 12 giugno 2009

Gujarat

Continuiamo la nostra conversazione sul sub-continente indiano e parliamo dello stato dov’è nato Gandhi.Nell’India Occidentale, il Gujarat è uno degli stati più ricchi e avanzati del paese. Con le più grandi imprese e industrie dell’India , è la spina dorsale del benessere della nazione. Pensate: nel solo Gujarat viene pagato circa il 27% delle tasse dell’intero paese! Senza il Gujarat e Bombay la nazione sarebbe in ginocchio.
Il Gujarat è poco conosciuto dal turismo ‘internazionale’ forse perché è molto meno ‘folcloristico’ del suo vicino il Rajasthan e apparentemente offre molto meno. In effetti ha meno monumenti importanti da vedere rispetto ad altre zone più canoniche dell’India. Direi che è più per intenditori, per coloro che conoscano già l’India e che vogliono completare la visione d’insieme di questo meraviglioso paese. Mahatma Gandhi nacque a Porbandar, città lambita dal mar Arabico. Ha l’aspetto di una città moderna senza né capo né coda. L’unica cosa che potrebbe interessare è la sua casa natale, Kirtim Mandir, che è stata trasformata in museo.Non amo fare compere ma riconosco la superba qualità dell’artigianato nel Gujarat, tra la migliore dell’India. Vale la pena andarci anche soltanto per fare le compere. La rete stradale è generalmente ottima. Le infrastrutture alberghiere molto meno. Nel Gujarat esiste una folta comunità jainista, che ha in mano buona parte della ricchezza dello stato.
Nonostante le ottime strade veloci, nel Gujarat bisogna camminare. Camminare? Sì, ci sono due montagne sacre: la collina di Girnar, sacra sia agli induisti che ai jainisti, e la collina di Shatrunjaya, dove si trova Palitana, il luogo sacro per eccellenza del jainismo. In entrambi i casi bisogna fare migliaia di scalini per arrivare sulla vetta dove si collocano innumerevoli templi, alcuni antichi come, ad esempio, il triplice tempio (XII sec) sul monte Girnar risalente alla dinastia Solanki, ma purtroppo mescolati con altri templi costruiti l’altro ieri. I templi più antichi del monte Shatrunjaya (Palitana) risalenti al XI secolo sono stati completamente distrutti dai musulmani e non esistono più. I più antichi risalgono al XVI secolo. Ci sono anche dei portatori dotati di portantine, non particolarmente comode, ma evitano la fatica della salita. Si paga in base al proprio peso! Se sei magro avrai due portatori, se sei grasso quattro!
La capitale dello stato, Gandhinagar, è una città moderna e priva d’interesse. La città più conosciuta e anche più popolosa del Gujarat è Ahmedabad, l’ex-capitale. E' disordinata e brutta ma nasconde dei piccoli, grandi ‘tesori’: ad esempio, moschee bellissime dove i materiali dei templi indù abbattuti sono stati riutilizzati per creare dei monumenti islamici di grande suggestione e interesse. Mahmud di Ghazni (979-1030) è rimasto famoso nella storia del Gujarat per le sue spedizioni ‘punitive’ contro i regni indù (ho parlato di lui nel mio racconto della Valle dello Swat in Pakistan). Ogni volta che metteva piede nell’India occidentale, distruggeva templi e luoghi sacri. Il riutilizzo del materiale dei templi indù per la costruzione di moschee era una pratica molto diffusa.
Ahmedabad ha anche dei musei importanti: di scultura, di miniatura, di stoffe antiche (Calico). C’è ancora un’altra sorpresa: i baoli, cioè pozzi a gradini. Ma che pozzi! Sono delle costruzioni sotterranee complesse. I muri interni dei pozzi (molti dei quali sono oramai asciutti)sono scolpiti con disegni vegetali e sculture religiose indù. Il pozzo a gradini più spettacolare si trova ad un centinaio di chilometri da Ahmedabad, nei pressi di una bella cittadina agreste. Il pozzo è di una bellezza sconvolgente. Sembra un grande tempio indù sotterraneo. È talmente fitto di sculture finemente scolpite che c’è da rimanere attonito dalla bellezza. La prima volta che l’ho vistato continuavo a ripetere: “Non è possibile,non è possibile!”. Si tratta di un vero “museo” del pantheon induista: un posto dove si potrebbero fare delle ottime lezioni sull’iconografia induista!
Un altro posto magnifico è il tempio del Sole (Surya) a Modhera, risalente al regno dei Solanki, coevo più o meno al pozzo. È un po’ rovinato dal tempo, ma l’architettura è complessa e esso è letteralmente coperto di sculture. La pietra è arenaria rossa, che col sole risalta notevolmente. Di fronte si trova un enorme bacino, tutto rifatto, ma di una bellezza straordinaria. A volte i templi indù sono un pochino pesanti, carichi, ma questo tempio dedicato al sole è di una finezza inimmaginabile. La lista delle meraviglie non è finita!
Sicuramente avete sentito parlare della civiltà di Harappa e dell’Indo. Tra Ahmedabad e Bavnagar, nelle vicinanze del golfo di Cambay, si trova il sito harappano di Lothal. A suo tempo era un fiorente porto che trafficava con l’Asia occidentale e l’Africa. I resti sono pochi, ma gli archeologi hanno ricostruito il bacino dove entravano i battelli, collegato al vecchio corso del fiume Sabarmati. Si trovano resti di case, granai, un pozzo e un sistema di fognature. Forse il sito è più avvincente per gli esperti, un posto magico. C’è anche un piccolo museo polveroso dove non si può fotografare (forse bisogna corrompere i guardiani con una mancia). L’unica cosa che si può fotografare è un quadro della veduta del sito come doveva essere nel suo splendore, che si trova di fronte all’ingresso.
La lista delle cose da vedere non è finita, ma ne parleremo un’altra volta. Ci sono dei pareri discordanti sul Gujarat: “È bello”; “Non è bello”; “Non c’è niente da vedere”:; “È interessante, ma bastano pochi giorni”, ecc...
Personalmente credo che sia per palati ‘fini’. E’ vero che non c’è una sequenza di grandi monumenti, ma alcuni sono veramente strepitosi. È vero che ci sono degli ampi momenti ‘vuoti’, ma questo non guasta. Direi che il Gujarat è fatto di sensazioni, un insieme di cose che rende la visita molto piacevole: l’assenza di turisti, prima di tutto; il contrasto fra la ricchezza industriale e agricola; i monti sacri, i templi e certamente i pozzi oltre alle moschee e musei!
Ricordo sempre con piacere l’incontro con monache jainiste vestite di bianco e scalze. Mentre noi salivamo a Palitana loro scendevano dalla montagna ‘sacra’ (vanno su prima dell’alba). Sembravano delle ‘apsare’, ossia creature volanti, esseri quasi irreali, così leggere e femminili. Era una gioia incontrarle, fresche, serene e sorridenti. Al contrario, noi sudavamo come delle bestie guardando su e brontolando all’idea di dover fare ancora tanti scalini prima di arrivare in cima! Come mai i turisti brontolano sempre?

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