domenica 8 giugno 2008

Inno alle ‘giovani marmotte’

Sono entrato in Viaggi di cultura nel 1984. Negli anni successivi ho conosciuto delle donne straordinarie. Nostre clienti, non più giovani, molto legate a noi, alla cultura e ai viaggi. Erano come pionieri: pronte a tutto per vedere tutto il possibile, disposte a subire disagi, a pernottare in albergacci e a percorrere strade infami, a svegliarsi alle 5 del mattino per raggiungere i posti più sperduti… Insomma, fenomeni! Per questa ragione le ho denominate ‘le giovani marmotte’. E’ un complimento.
A una signora marchigiana, Evelina Brecciaroli, che ricordo con molto affetto, non piaceva il nome perché dalle sue parti dire “sei una marmotta” voleva dire, credo, “sei un po’ duro di comprendonio”. Invece le Giovani marmotte sono un’organizzazione scout internazionale, appartenente all’universo di Paperopoli dei fumetti Disney. I membri più conosciuti sono i nipoti di Paperino cioé Qui, Quo e Qua, che al suo interno ricoprono il grado di generali. Nelle storie in cui sono giovani marmotte, Qui, Quo e Qua portano berretti di pelliccia al posto dei tradizionali cappellini colorati. Ad ogni membro dell’organizzazione viene consegnata una copia del Manuale delle Giovani Marmotte, contenente consigli, istruzioni, soluzioni a mille problemi ecc... Il manuale insegnava ad accendere fuochi, a scrivere con rametti di legno, ad interpretare segnali di fumo ed avviava i membri allo spirito di squadra con i propri compagni! Questo manuale era insostituibile per i tre nipotini, che lo portavano sempre con loro.
Forse le nostre giovani marmotte non riuscivano ad accendere il fuoco ma erano in grado di interpretare segnali di fumo! Chiamarle giovani marmotte era un complimento, e come! Ricordo con nostalgia i viaggi con loro: erano instancabili, sempre interessate, mai in ritardo, sorridenti, felici di essere in ‘pista’. Prendevano nota delle conversazioni del professore, alcune avevano il mangianastro portatatile per registrare le conferenze serali. Stendevano i più giovani, che alla fine della giornata non ne potevano più. Le giovani marmotte erano pronte ad ascoltare digressioni del professore sugli argomenti più difficili, come ‘la competizione del Buddha con i sei maestri di eresia e i miracoli compiuti a Sravasti e Samkasya’….
Quando, ahimé per loro, tornavano a casa, ripassavano le lezioni oppure ascoltavano le registrazioni. Evelina Brecciaroli ascolta ancora le cassette! Purtroppo non può più viaggiare per motivi di salute. Ricordo che viaggiare per Evelina era una passione. Non più giovane seguì un corso di fotografia con risultati sorprendenti! Credo che abbia vinto un premio. Ma anche se non può più viaggiare ha tanti ricordi: gli album di foto, le cassette da ascoltare e tutti gli appunti. Vorrei dedicare questa rubrica a tutte loro. Ho sempre detto che quando le giovani marmotte non ci sarebbero più state me ne sarei andato, anche per esprimere il mio affetto per loro. Poche di loro viaggiano ancora. Diverse sono diventate troppo anziane e, purtroppo, alcune non ci sono più.
Sento molta nostalgia dei ‘vecchi tempi’. E’ vero che s’impara, o almeno si dovrebbe imparare, dagli avvenimenti del passato ma bisogna soprattutto protendere verso il futuro per beneficiare di ciò che abbiamo imparato e farne buon uso.
Grazie di cuore e a presto giovani marmotte!

venerdì 6 giugno 2008

Le Cicladi

Avete mai fatto una crociera alle isole Cicladi? E’ poetico. Entrare nei porti è molto suggestivo e affiancarsi alle coste è meraviglioso. Ma non è tutto. Sì, entrare nei porti, scorgere le case cubiche bianchissime raggruppate insieme e i mulini a vento, come sull’isola di Mykonos, ispira. Dal mare l’aspetto paesaggistico delle isole appare più o meno lo stesso, che sia grande o piccola. Ma scendere dal battello e fare un giro panoramico di ogni singola isola ti fa capire che ognuna è diversa dall’altra.
A parte gli scavi archeologici, che a volte sono esigui e soprattutto per esperti (se c’è un archeologo che faccia rivivere le pietre ben venga!), i villaggi, le insenature, la flora e la morfologia stessa rivelano aspetti diversi da un’isola all’altra.
Arrivati al porto si respira un’aria romantica: le case candide e quasi acceccanti sotto il sole, le barche dei pescatori, il kastro sulla collina, e poi addentrarsi all’interno beh…completa veramente la visione del luogo. Una crociera nelle Cicladi ti prende: il mare è onnipresente sia sotto (sul mare) che sopra (sulle colline dell’isola stessa).
Come mi piacciono le stradine strette con molte curve! Man mano che si sale sulle alture, si vede il mare estendersi fino all’orizzonte e appare infinito. La mia sensazione è che sia un viaggio nel mare e sopra il mare, un’immersione completa, una doccia.
La vita di mare in battello è divertente e rilassante, sperando che i meltemi non soffino troppo forte. Si cena a bordo tutti insieme. Durante i trasferimenti da un’isola all’altra si parla, ci si risposa o semplicemente si guardano il mare e le isole in lontananza e si perde il senso del tempo.
A me girare nelle Cicladi suscita la voglia di scrivere poesie. Al momento di avvicinarsi al porto, ci si reca sul ponte a guardare l’ingresso nella baia e a osservare le manovre del capitano e dell’equipaggio. Quando si arriva di sera si scende per fare una passeggiata nel paesino. Magari la mattina dopo si fa il giro dell’isola, ci si ferma nei villaggi, si visita qualche chiesetta, un museo, un sito archeologico, si mangia in un’osteria locale (un’insalata greca…o il pesce se fresco) e poi si rientra sul battello, felici e contenti…

mercoledì 4 giugno 2008

Isola di Pasqua

Due parole. Ho sempre desiderato andare all’Isola di Pasqua sin da ragazzo, non soltanto per i Moai, quelle enormi statue colossali che si trovano sull’isola, ma per l’isolamento, la lontananza dalla terraferma. Dista circa 3600 chilometri dalla costa cilena! Il primo a sbarcare sull’isola credo sia stato l’olandese Jakob Roggaveen che sbarcò il lunedì di Pasqua del 1722, motivo per il quale l’isola fu battezzata Isola di Pasqua. Credo che l’isola sia quasi del tutto priva di alberi. E’ un’immensa prateria in mezzo all’oceano. Stare sulle sue ripide scogliere, sentire il vento (l’isola è battuta dagli alisei), guardare il colore scuro dell’oceano e il rumore del mare che s’infrange sulla roccia sottostante…mi evoca un lontano passato, qualche cosa di magico, irraggiungibile... Il fatto di essere lontano da tutto e da tutti mi affascina. Sono stato nella Patagonia cilena, il parco del Paine, stupenda, ma andare all’Isola di Pasqua, che tra l’altro fa parte del Cile, credo che sia un viaggio nel viaggio…chissà se avrò mai modo di andarci…

lunedì 2 giugno 2008

Organizzazione o disorganizzazione di un viaggio

Organizzare un viaggio non è semplice come può sembrare. Prima di tutto bisogna dipendere dagli altri: dalla compagnia aerea, dal corrispondente locale, dalla ditta di pullman, dall’albergo, dal ristorante è così via. Non sto qui a spiegare tutte le fasi dell’organizzazione, ma una cosa è certa: bisogna cercare di prevenire possibili problemi come chiusure dei musei e dei monumenti per lavori o ristrutturazioni o chiusure settimanali, conoscere il piano esatto dei voli interni, gli orari dei treni, l’orario dei traghetti, ecc.ecc. E’ tutto un incastro e a volte i ‘blocchi’ non coincidono o non s’inseriscono l’uno dentro l’altro. Quando questo succede, qualche cosa andrà sicuramente storto.
Prendiamo, ad esempio, la Grecia: normalmente i musei e i siti archeologici sono chiusi di lunedì. Nelle giornate di apertura alcuni siti e alcuni musei chiudono alle 15. Per questo bisogna essere informati. Ma dove si va il lunedì? Il Museo Nazionale di Atene è aperto, ma solo al pomeriggio. Più che di Atene, parliamo della provincia e delle isole. Il lunedì potrebbe essere un giorno di trasferimento o di bellezze naturali, oppure si potrebbe partire dall’Italia il lunedì, o rientrare il lunedì, ma invariabilmente, quando il viaggio dura più di una settimana, il lunedì c’è, non si scappa!
Nel viaggio che abbiamo organizzato recentemente in Grecia, chiamato Itinerario Ellenico, abbiamo organizzato di lunedì l’escursione ad Efeso, da una delle isole del Dodecanneso, perché in Turchia i siti sono aperti tutti i giorni! Altrimenti, cosa potevamo fare su un isolotto del Dodecanneso il lunedì? Ma certo, visitare una chiesetta! Quando si arriva davanti alla chiesetta è invariabilmente serrata e bisogna cercare la perpetua o il custode per farsi aprire, quando e se si trova. Una volta, credo sull’isola di Naxos, ho suonato la campana della chiesetta ma nessuno è arrivato! Oppure si potrebbe fare un giro panoramico dell’isola e stare un po’ sulla spiaggia. Va bene, ma il giro dell’isola si fa in un’ora e poi sulla spiaggia c’è vento!
E’ molto difficile capire certi meccanisimi per chi non è del mestiere.
Perché volare con Lufthansa a Tehran con un volo che arriva e parte in mezzo alla notte? Il fatto è che praticamente tutti i vettori europei arrivano o partono in mezzo alla notte. Forse Iranair è un’eccezione, ma ricordate che con questa compagnia le donne devono tenere il copricapo per tutto il periodo del viaggio, come se fossero già sul suolo iraniano.
La cosa più imbarazzante per un accompagnatore è trovarsi davanti a un museo o un sito archeologico con il codazzo dietro (per intendere il gruppo) e scoprire che è chiuso. E’ successo a me personalmente a Calcutta presso l’Indian Museum, non lontano dall’hotel Oberoi Grand. Siamo arrivati tranquilli tranquilli davanti all’ingresso – sbarrato!
Cos’è successo? Non poteva essere il giorno di chiusura, ci eravamo informati bene. All’interno del cancello c’era un avviso: un benefattore del museo era deceduto. L’amministrazione del museo ha pensato di chiuderlo per lutto! Si capisce.. ma avevamo già mandato a casa l’autista del pullman perché era nostra intenzione stare al museo tutto il pomeriggio. Il mezzo non ci serviva più. Ora cosa facciamo? Chiamare l’autista? Si trovava già a casa e il pullman era nel garage della ditta. Ci avrebbe messo troppo tempo per venire a prenderci, e poi che dire del traffico caotico di Calcutta…sarebbe arrivato chissà quando, dopo un’ora, due?
Su due piedi ho deciso di prendere la metropolitana (si, c’è la metro a Calcutta), e fare delle visite di un quartiere popolare dove si trova la casa natale di Tagore e altri monumenti. E’ stata un’esperienza stupenda. La metropolitana è pulita, veloce e le corse frequenti, direi meglio della metropolitana di Roma (chiedo scusa ai miei amici romani). In sette minuti eravamo già nel quartiere. Abbiamo fatto una bellissima passeggiata visitando i monumenti, attraversando strade e vicoli pieni di vita e attività, leggendo anche le poesie di Tagore, fermandoci ad osservare dei piccoli tempietti dedicati a Shiva, spesso sotto alberi considerati sacri. Poi siamo rientrati in albergo con la metro. E’ stato un programma ‘alternativo’, ma di grande interesse. Ma, ahimé, non va sempre così bene.