martedì 1 dicembre 2009

PAKISTAN

Vorrei parlare ancora del Pakistan, un paese a me molto caro.
Certo è un momentaccio pensare di trascorrere una vacanza in Pakistan, anzi è impensabile al momento.
Molti degli alberghi in cui ho pernottato negli anni scorsi sono stati attaccati da terroristi talebani: alcuni sventrati, altri distrutti con molte vite umane stroncate.
Cito un articolo del Corriere della Sera dell’11 Maggio 2009 sulla situazione di questo paese: “In un’intervi­sta alla NBC (il presidente pachistano Ali Zardari) ha rassicurato che ‘lo Stato non collasserà’ ma ha riconosciuto che il suo pae­se sta combattendo ‘la guerra per la propria esistenza’. Quindi ha ricordato che il pro­blema delle formazioni inte­graliste non è nato oggi, essen­do un’eredità della guerra con­tro i sovietici. La crescita del movimento Mujaheddin negli anni ‘80, ha osservato, «è un cancro creato da noi tutti, Pakistan e America». Una chia­ra
allusione al finanziamento da parte delle intelligence dei due Paesi (e dell’Arabia Saudi­ta) verso gli insorti che si bat­tevano per liberare l’Afghani­stan dall’Armata Rossa”.
Nonostante lo sforzo dell’esercito del governo di combattere ad oltranza ‘Al Qaeda’, la soluzione non è imminente anzi dall'11 Maggio di quest’anno la situazione è precipitata ulteriormente.
Siamo qui non per parlare di combattimenti ma per ricordare un paese intriso di cultura, arte e storia. Nel ricordare il Pakistan non possiamo non citare il più grande orientalista del Novecento, Giuseppe Tucci, fra i massimi tibetologi a livello internazionale. Nel 1956 G.Tucci diede inizio agli scavi nella valle dello Swat. Lo Swat fu uno stato indipendente dell’India, e poi, dopo la partizione del Pakistan, fino al 1969.
G.Tucci disse più volte di amare solo il viaggio lento, in carovana, con gli asini o i cavalli o, meglio ancora, a piedi, una specie di slow-travel! Sarebbe in effetti bello trascorrere qualche mese a visitare i siti archeologici del Pakistan e spendere tempo a Hunza, lungo la Karakoram, per assaporare l’atmosfera del luogo e godere della bellezza mozzafiato e delle montagne. Pensate: la catena montuosa del Karakoram ha la più alta concentrazione di ghiacciai del continente asiatico. Fantastico!
Insieme ad Harappa il sito di Mohenjodaro è una delle più grandi città della civilità della valle dell’Indo. Mohenjodaro significa letteralmente "il monte dei morti", nome che condivide con Lothal sulla costa del golfo di Cambay, nello stato indiano del Gujarat, che diversi lettori hanno visitato. Che dire di Lahore, la seconda città del Pakistan? Dal 1524 al 1752 Lahore fece parte dell’Impero Moghul del quale fu capitale dal 1584 al 1598 sotto Akbar il Grande. I capolavori dell’architettura Moghul sono imponenti come la moschea Badshahi, rossa e bianca, costruita dall’imperatore Aurangzeb agli inizi del secolo XVIII.
Straordinario il contrasto fra il corpo inferiore dell’edificio di pietra arenaria rossa con finissimi intarsi marmorei e le tre cupole a bulbo di marmo bianco che lo sovrastano. Poi c’è l’immenso Forte che mitologicamente viene attribuito a Lava, figlio di Rama, eroe del Ramayana. Dopo varie vicissitudini il Forte fu ricostruito in mattoni dal Akbar sulle vecchie fondazioni. Poi c’è il famoso giardino di Shalimar organizzato attorno a tre terrazze e disseminati di laghetti, cascate e più di quattrocento fontane. E che dire della moschea di Wazir Khan, risalente al XVII secolo, inconfondibile, rivestita di maiolica colorata, caratterizzata da torrette e minareti? Poi c’è il Museo di Lahore contenente importantissimi pezzi dell’arte Gandhara. E ancora c’è appunto la Valle dello Swat (di cui ho già parlato anche in un precedente racconto), importantissima; dal 1 al III secolo d.C. con la Battriana fu al centro dell’Impero Kushana dove fiorì l’arte del Gandhara.

Un posto difficilmente raggiungibile è Quetta, nella provincia pakistana del Baluchistan. La città è isolata da qualsiasi altra città del paese (dista 1000 km da Islamabad, la capitale). La città più vicina si trova in Afganistan, precisamente a Kandahar. Quetta si trova appunto vicina al confine afgano, in un ambiente molto secco e arido circondato da montagne di roccia, brulle, che di giorno sotto il forte sole sembrano irreali, fiabesche e irraggiungibili, mentre si accendono di rosso al tramonto.
I mercati di Quetta sono bellissimi, sembra di tornare indietro nel tempo. E’ qui che si comprano i tappeti più belli del Pakistan, fabbricati dalle tribù nomadiche della zona. Stranamente si trova un paese chiamato Quetta anche in Italia, nel Trentino, che fa parte del comune di Campodenno. Quetta (Pakistan) nella lingua Pashto (l’afgano) è una parola che significa "forte". Probabilmente ha ricevuto il suo nome dalle imponenti colline e montagne che circondano la città. E’ un posto affascinante (Quetta in Pakistan s’intende, ma forse anche Quetta nel Trentino è altrettanto affascinante) ma si respira una certa ostilità verso gli stranieri. Quando sono andato alcuni anni fa qualcuno ha lanciato dei sassi. Dovrei perè spezzare una lancia per Quetta. Al mercato sono stato fermato più volte da persone curiose ma affabili, che mi facevano un sacco di domande. Sono contento di esserci stato. Come già scritto in un racconto precedente, c’è un albergo molto confortevole e simpatico a Quetta, pensate, in stile forte del Balucistan! Una volta i collegamenti aerei interni erano efficienti, direi molto di più che in India. Tutto funzionava ‘perfettamente’, diversamente dall’India dove i ritardi erano all’ordine del giorno. Spesso gli alberghi non ti accoglievano perché avevano fatto male i conti, nonostante la prenotazione. Ora credo che la situazione sia capovolta.
Indipendentemente da queste valutazioni, in questo momento il Pakistan sta soffrendo enormemente ed è la gente comune che ci va di mezzo maggiormente. Mi auguro che la situazione possa migliorare, anche per permettere a coloro che amano la storia, l’arte e la cultura di poter visitare il paese e apprezzare tutte le sue struggenti bellezze.

1 commento:

marocip ha detto...

Non ho letto Tucci, ma Paropamiso di Fosco Maraini è meraviglioso e oggi leggendo il tuo post (l'ho trovato solo ora) mi sono ritrovato immerso in quei luoghi bellissimi.
Purtroppo per qualche anno(spero pochi) non ne potremo godere dal vivo.