venerdì 14 novembre 2008

CHI OSA ANDARE IN BANGLADESH?


Fare un viaggio in Bangladesh? Mah… non c’è una miseria nera? Che cosa c’è da vedere? In effetti, andare in Bangladesh è una ‘bella’ avventura. Racconto alcuni episodi.
Prendiamo la strada che da Calcutta va a Nord verso il Sikkim. Arriviamo fino a Malda (English Bazar). Malda, nel Bengala Occidentale (India), è famosa per i suoi manghi. Sono i migliori manghi dell’India, se non di tutta l’Asia. L’albero del mango è molto bello. Le foglie hanno un intenso color verde. E’ emozionante vedere chilometri e chilometri di manghi. E’ difficile recarsi da quelle parti durante la raccolta dei manghi, perché si raccolgono in giugno e luglio quando il clima è insopportabile, sia per il caldo sia per l’umidità. E’ il periodo che precede l’inizio dei monsoni, che da quelle parti sono molto intensi.
La strada da Calcutta a Malda è stretta e molto trafficata, perciò lunga e tediosa. I dintorni di Malda però sono fantastici. Malda è un paese polveroso (nella stagione secca), fatiscente e sporco. Inoltre, essendo su una strada di grande comunicazione, è molto rumorosa e piena di gas di scarico dei camion. Nel 2002, quando ci siamo andati, c’era un brutto albergo (ci sarà ancora), sporco e fatiscente con bagni praticamente inservibili.
Crisi generale! Sono andato a vedere un altro albergo che sembrava molto più nuovo, dall’altra parte della strada, ma le camere erano talmente piccole che non ci stava dentro neppure una valigia. Era nuovo, forse aperto da qualche mese, ma stava già cadendo a pezzi. L’unico ‘vantaggio’: i pavimenti di ceramica e non la moquette, ma nient’altro. Così siamo rimasti nel nostro albergaccio.
Oltre alla campagna rigogliosa si trovano dei monumenti inaspettati. La moschea di Adina è affascinante perché è stata costruita con materiale proveniente da templi indù. La fusione degli elementi islamici e indù rende la costruzione veramente magica.
Non lontano si trova Gaur, ex-capitale del Bengala sotto i re indù delle dinastie dei Pala e dei Sena. Per un certo periodo fu una fiorente città commerciale, centro d’arte e di scienze e di una corte sfarzosa sotto il sultanato di Delhi. Ci sono delle moschee notevoli, sempre con la fusione di elementi indù e islamici veramente straordinari. Insomma, di fronte a tanta bellezza e arte abbiamo dimenticato l’albergo orribile!
Partiamo per il Bangladesh. Malda è a pochi chilometri dal confine. Verso il confine c'è una lunga fila di camion fermi in attesa di passare la frontiera, credo almeno per 8 km. Un lato della strada è libero e ci muoviamo. Ma se s’incontra un camion che viene in senso inverso sono guai. In effetti, il nostro mezzo ha dovuto fare delle manovre da Schumacher di tanto in tanto per poter passare e arrivare al controllo. Passiamo la frontiera abbastanza facilmente, anche se la burocrazia fa perdere tempo.
La campagna del Bangladesh è rigogliosa e molto fertile. Quello che colpisce è che ogni fetta di terreno è coltivata, niente è lasciato al caso. I villaggi poi sono sopraelevati su una piccola montagnola di terra, perché quando straripa il maestoso fiume Brahmaputra, i villaggi dovrebbero rimanere appena fuori dall’acqua. Sentiamo quasi ogni estate le alluvioni che colpiscono questo paese.
Il Bangladesh è quasi tutta pianura. Potete immaginare come, durante i monsoni, il Brahmaputra si gonfia d’acqua, che scende giù vorticosamente dall’Himalaya. Ma il grande fiume trasporta ricchi depositi e minerali e permette ai contadini di praticare un’agricoltura intensiva. Sembra una contraddizione: le alluvioni portano la morte, ma senza non ci sarebbe la vita. E’ una specie di compensazione. Strano a dirsi ma è così.
Viaggiavamo in due o tre mini-bus. Che paura! Gli autisti guidano come pazzi anche perché c’è pochissimo traffico. Le strade sono, nel complesso, larghe e ben tenute, una cosa che non avrei mai pensato. Dopo ogni monsone devono rifare il manto stradale.
Dhaka, la capitale, è un incubo, veramente un incubo. Il centro della città invece, grazie agli inglesi (non per caso!), è molto verde, con viali alberati e giardini fioriti e con alcuni edifici coloniali. Per il resto è una bolgia infernale. Sorprendentemente o meno, c’è un museo archeologico di prim’ordine. Il Bangladesh ha importanti siti archeologici, antichi monasteri buddhisti, molto imponenti. Siamo arrivati al sud del paese, ai confini con la Birmania. Da Cox’s Bazar, sulla costa, abbiamo fatto una gita in barca all’isola di Moheskhali. Si prende il motoscafo, tutti pazzi per la velocità… comunque è sempre un’esperienza. Sull’isola non c’è niente di artistico da vedere ma la gente, l’atmosfera, i vecchi battelli di legno, che assomigliano a piccoli galeoni, danno l’idea di tornare indietro nel tempo, nel lontano passato.
A Chittagong, sempre sulla costa, abbiamo avuto un’esperienza interessante. Abbiamo fatto una gita all’interno per visitare un villaggio buddhista. Ad un certo punto ci siamo fermati e una famiglia musulmana ci ha invitato in casa offrendoci da bere. Sulla parete c’era un grande calendario (anno 2002) con la foto delle Torri Gemelle nel momento in cui si sono schiantati contro gli aerei! C’era anche una gigantografia di Bin Laden. Ci siamo guardati in faccia senza commentare… ma la famiglia era molto affabile e ospitale.
Vi racconterò altri aneddoti del Bangladesh in un’altra occasione.

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