lunedì 4 agosto 2008

Da Kashgar a Bishkek nel Kyrgyzstan

Non so mai come scrivere il nome di questa nazione, ci sono diverse possibilità. Forse è più facile scrivere e pronunciare Kyrgyz Republic (Repubblica Kirghisa). Comunque, essa fa parte degli stati indipendenti ex-URSS, e viene chiamato anche "Svizzera dell’Asia Centrale". In effetti, è un territorio prevalentemente montagnoso, credo per l’ottanta percento. Ci sono addiruttura vette che superano i settemila metri al confine con la Cina.
Qualche anno fa, dopo aver attraversato il famoso Khunjerab Pass tra Pakistan e Cina, scendemmo verso il bacino del Tarim, in Cina, per arrivare al famoso nodo carovaniero di Kashgar, noto per il suo enorme mercato domenicale di antica tradizione. Il mercato è cambiato da quando l’avevo visto ventitre anni fa. È stato rimodernato e diviso in più parti. Comunque è sempre un avvenimento settimanale molto importante per la gente del posto.
Da Kashgar, volendo, si può salire verso nord e attraversare la repubblica Kirghisa. La Repubblica Kirghisa è più attrezzata per alpinisti e trekkisti che per turisti o visitatori ‘normali’. Le sistemazioni logistiche sono spartane, ad eccezione della capitale Bishkek. Il percorso è duro su strade sterrate piene di buchi.
Riprendendo il viaggio che ho descritto qualche settimana fa lungo la Karakoroum, dal Pakistan e attraverso il passo Khunjerab, siamo arrivati a Kashgar per poi proseguire verso nord nella Repubblica Kirghisa. Siamo arrivati nel cuore del paese dove esiste un lago isolato senza alcuna abitazione. Che bello vedere i nomadi con le loro tende e cavalli intorno al lago! Abbiamo dormito in una grande yurta (tenda) composta da 8 o 10 brande, scomodissime. Il pomeriggio è stato soleggiato ma verso sera si è alzato un vento gelido. L’altitudine del lago, sui 3000 metri, è notevole, perciò anche d’estate ci può essere un vento gelido sferzante che ti penetra nelle ossa.
È duro arrivarci, è ancora più duro dormirci, ma la bellezza del lago e delle alture che si specchiano sul lago ripaga della sofferenza. All’alba sembra che le montagne che si specchiano nel lago siano tutt’uno con il lago, un quadro irreale di colori tenui e soffusi che ti prende nel profondo.
Non ci sono alberi, nemmeno uno, ma una verde prateria piena di cavalli allo stato brado circonda il lago… e, nonostante la sistemazione spartana in yurta, il luogo è veramente romantico. Infine siamo arrivati nella capitale Bishkek. Che peccato aver lasciato un posto così isolato, lontano dalla pazza folla, per tornare alla città in un bell’albergo! Almeno abbiamo fatto una super-doccia di mezz’ora, l’unica consolazione.
Ritrovare il silenzio del lago è musica per l’udito… sentire il nitrito dei cavalli, i bambini dei nomadi che giocano e le signore che preprarono il tè… ma probabilmente non siamo più abitutati. Nel silenzio sentiamo il silenzio, e questo ci spaventa.

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