Il Tibet ha qualche cosa di speciale. Forse è l’aria tersa e cristallina, come difficilmente si trova da altre parti, forse è il paesaggio aspro e maestoso, forse sono i monasteri popolati da tanti monaci, ma probabilmente è tutto l’insieme di queste cose che rendono unico il Tibet.
Poi partiamo per Gyantse. Prendiamo la vecchia strada che fiancheggia il lago Yamdrok-tso. Prima di arrivare al lago superiamo il passo di Kamba-la (4800 metri slm circa). La veduta dall’alto sul lago è spettacolare: nel sole è di un turchese intenso. Scendiamo sul lago e mangiamo i nostri panini. Proseguiamo per Gyantse e superiamo un altro passo, Karo-la (oltre 5000 metri). Siamo fotunati! La giornata è limpida, senza nuvole e vediamo la maestosa montagna (sembra più una catena montuosa anziché una vetta ) di Nojin Kangstang, che supera i 7000 metri. È uno dei punti più belli del viaggio. II ghiacciao è incredibile, sembra di toccarlo…
Questo passo ricorda il colonnello Francis Younghusband e lo scontro con i tibetani. Nel 1904 la Gran Bretagna spedì forze militari indiane, al suo comando, per sanare una controversia confinaria, che di fatto significò l'occupazione militare del Tibet, anche a seguito dell'interesse per il Tibet manifestato dallo Zar di Russia. In risposta a questa operazione militare il ministro degli esteri cinese affermò per la prima volta in modo esplicito che era la Cina ad avere sovranità sui territori tibetani.
L’arrivo a Lhasa in aereo è emozionante. In realtà bisognerebbe arrivare via terra o dal Nepal o dal Qinghai, i paesaggi sono incredibili ma anche incredibilmente faticosi.
L’aeroporto di Lhasa dista una settantina di chilometri dalla città. Il primo impatto è forte. Lhasa è cresciuta all’inverosmile in questi ultimi anni. Attorno al centro ‘antico’ tibetano si trova la città moderna. Una volta il Potala era fuori Lhasa, ma ora c’è un quartiere completamente nuovo che si estende a perdita d’occhio. Dal Potala stesso si ha una veduta di questa enorme espansione. Appena siamo arrivati a Lhasa, dopo un breve salto in albergo, siamo schizzati fuori per visitare il centro ‘storico’. La piazza si anima moltissimo nel tardo pomeriggio, piena di pellegrini che visitano la cosiddetta cattedrale tibetana, il Jokhang. I pellegrini fanno il percorso del Barkhor: un percorso in senso orario, nelle stradine che circondano il Jokhang. È bellissimo seguire i pellegrini. Molti fedeli fanno il percorso genuflettendosi continuamente e impiegano un bel po’ di tempo per fare il giro completo.
Poi partiamo per Gyantse. Prendiamo la vecchia strada che fiancheggia il lago Yamdrok-tso. Prima di arrivare al lago superiamo il passo di Kamba-la (4800 metri slm circa). La veduta dall’alto sul lago è spettacolare: nel sole è di un turchese intenso. Scendiamo sul lago e mangiamo i nostri panini. Proseguiamo per Gyantse e superiamo un altro passo, Karo-la (oltre 5000 metri). Siamo fotunati! La giornata è limpida, senza nuvole e vediamo la maestosa montagna (sembra più una catena montuosa anziché una vetta ) di Nojin Kangstang, che supera i 7000 metri. È uno dei punti più belli del viaggio. II ghiacciao è incredibile, sembra di toccarlo…
Questo passo ricorda il colonnello Francis Younghusband e lo scontro con i tibetani. Nel 1904 la Gran Bretagna spedì forze militari indiane, al suo comando, per sanare una controversia confinaria, che di fatto significò l'occupazione militare del Tibet, anche a seguito dell'interesse per il Tibet manifestato dallo Zar di Russia. In risposta a questa operazione militare il ministro degli esteri cinese affermò per la prima volta in modo esplicito che era la Cina ad avere sovranità sui territori tibetani.
Ritorniamo al nostro viaggio. Da questo punto il nostro viaggio diventa difficile. Stanno facendo una imponente centrale elettrica e la strada già sterrata sta diventando un pantano per i molti camion che ci passano. Arriva un temporale, passa velocemente, ma ad un certo punto il nostro pullmino Toyoto di 17 posti rimane impantanto. Il nostro autista, furbo, accelera e la situazione peggiora. Una ruota affonda sempre di più nel terreno fangoso. Scendiamo. Cosa facciamo? Passa un pullmino di tedeschi. Si fermano. Io e alcuni forzuti tedeschi ci diamo da fare: cerchiamo di sollevare il nostro pullmino dal lato della ruota affondata nel fango. Niente da fare. Il pullmino dei tedeschi è pieno e non possono darci un passaggio. Passano pochissimi mezzi, a parte qualche camion. Siamo oltre i 3500 metri, forse a quasi 4000 metri, e dopo lo sforzo mi viene un mal di testa talmente forte che non connetto più. Sto malissimo. Maurizio Paolillo, assistente culturale, è preoccupato. Ferma una jeep con una coppia di americani e chiede se mi possono portare a Gyantse. Nonostante le mie condizioni ‘precarie’ insisto per rimanere. Come faccio ad abbandonare il gruppo? Il gruppo insiste e vengo caricato. La destinazione finale della coppia di americani è il campo base dell’Everest. Hanno tutte le attrezzature e varie medicine. Mi danno una pillola, non chiedetemi cosa, ma quando arrivo a Gyantse, all’albergo, sto meglio. Vado in camera ma penso al gruppo. Non posso rimanere ad aspettare. Stanno arrivando diverse jeep con turisti che si fermano una notte a Gyantse. Chiedo agli autisti, naturalmente con un compenso, di venire con me a prelevare il gruppo. Se li incontriamo lungo la strada mentre stanno arrivando bene. Procediamo, ma niente, non incontriamo nessun mezzo lungo il percorso. Viaggiamo per più di un’ora. Poi vediamo in distanza dei fari. È certamente il nostro pullmino. Sì, finalmente abbiamo trovato il nostro pullmino. Si era impantanato ancora. Erano le 10 di sera, buio pesto. Maurizio Paolillo, quando ha visto le luci delle jeep, ha esclamato: “È Mike, è venuto a prenderci”.
Così stretti, stretti, ci trasferiamo nelle jeep. Le valigie viaggiavano separatamente, perciò erano già arrivate in albergo. Arriviamo verso mezzanotte. Il ristorante ha aspettato il nostro arrivo e così abbiamo cenato.
Così stretti, stretti, ci trasferiamo nelle jeep. Le valigie viaggiavano separatamente, perciò erano già arrivate in albergo. Arriviamo verso mezzanotte. Il ristorante ha aspettato il nostro arrivo e così abbiamo cenato.
Le visite del giorno dopo sono a Gyantse, walking distance. Comunque, mentre usciamo, arriva il nostro pullman. Credo che Gyantse sia il posto più bello del Tibet, cioè l’insieme di monumenti: lo spettacolare monastero di Pelkor Chode circondato da una cinta di mura che segue l’andamento della collina alle spalle del complesso, il Kumbum ricchissimo di bellissimi dipinti e il forte di Gyantse. La salita è dura ma la vista su Gyantze e sui monumenti è mozzafiato. Da Gyantse, prima di prendere la strada per Shigatse, abbiamo fatto una deviazione per un monastero che normalmente non si visita e che dista dalla strada maestra circa 20 km. Non mi ricordo il nome ma il posto è incantevole. È qui che ho trovato una chiarezza cristallina nell’aria, simile solo a quella della Tierra del Fuego. Sembra di toccare le montagne circonvicine e le torri di avvistamento sulle rupi, talmente sono nitide sopra di noi.
Una sensazione di grande gioia e pace.
3 commenti:
Che bella avventura! Ma in che anno è stato fatto questo viaggio?! Perché parecchia gente mi ha detto che ora "..il Tibet non è più Tibet..". Effettivamente è una di quelle frasi che lasciano il tempo che trovano, ma sono stati davvero in tanti a dirmi che ora non è più molto interessante. Un pò come la via della Seta.
Sono anche io d'accordo con Feder84. Questi testi tuoi sono interessanti ma non si capisce mai quando sono stati scritti o a quale anno fanno riferimento. Però io credo che tu sia ormai in grado di parlare del Tibet degli anni '80 o di quello degli anni 2000 come se fossero due cose diverse.
Insomma, leggo questi testi con grande piacere, ma poi finisce che mi domando: quando è accaduto questo? e cosa è cambiato da allora?
I grossi centri come Lhasa e Shigatse sono cambiati per la massiccia espansione cinese. Anche nelle zone meno conosciute fuori dal Tibet, pur essendo tibetane, come Kham e Amdo, nell'attuale Sichuan, i grossi centri sono stati sinizzati. Ma in realtà, secondo me, questo è marginale. I paesaggi sono incredibili e molti monasteri si trovano tra le montagne o in zone isolate. Il fascino rimane. Sono stato in Tibet diverse volte, l'ultima volta credo nel 2002. I cambiamenti a Lhasa sono stati notevoli ma la cosiddetta "cattedrale" di Lhasa è sempre la stessa; il Potala è sempre lo stesso anche se sotto i cinesi hanno costruito centinaia di case e negozi. Il monastero di Sera è lo stesso e così via.
Saluti a tutti
Michael
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