Dato che sono un amante dell’India, vorrei raccontarvi alcune esperienze vissute in India meridionale.
Oramai lo stato del Kerala è diventato di gran moda per i moltissimi centri ayurvedici. Personalmente, essere comparso d’olio, anche se profumato, non mi garba per niente. Il paesaggio del Kerala è tropicale: molto verde, pieno di laghi e corsi d’acqua. Sembra di essere sull’isola di Giava in Indonesia. Cochin (ora chiamata Kochi) è particolarmente bella, a mio parere. La città “storica” è un misto di portoghese, olandese e britannico. Fu occupata dai portoghesi all’inizio del XVI sec. e credo sia stato il primo centro colonizzato dagli Europei nel subcontinente indiano. In seguito, la città cadde prima sotto il controllo degli Olandesi e poi sotto il regno di Mysore, infine sotto la Gran Bretagna.
Camminare per le strade nella parte vecchia è un vero piacere. Ci sono degli edifici incantevoli. L’atmosfera è rilassante. Le chiese sono molto interessanti, perché contengono la “storia” degli Europei che hanno occupato questa terra, come la chiesa portoghese di San Francesco (metà XVI sec.). L’interno è interessante perché ci sono molte pietre tombali di illustri personaggi portoghesi. Inoltre c’è il monumento a Vasco de Gama. Il suo corpo venne poi trasportato a Lisbona.
Una delle cose più belle a Cochin è il cosiddetto “Palazzo Olandese”, che contiene fantastici affreschi raffiguranti soprattutto la storia epica del Ramayana. A mio parere sono di grande qualità, ma bisogna conoscere un po’ la storia per apprezzarli maggiormente. Cochin vanta anche una sinagoga ebraica.
I templi del Kerala hanno uno stile completamente diverso rispetto ad altre zone dell’India: l'architettura in legno del Kerala è un unicum in India e nel mondo. I templi così costruiti presentano un’essenziale bellezza e semplicità delle forme. Spesso il santo sanctorum è circolare, con rappresentazioni lignee di fattura eccezionale. Molti templi del Kerala sono interdetti ai non indù. Soltanto pochissimi sono aperti agli stranieri. In quelli “aperti”, gli uomini devono togliere la camicia e andare a torso nudo! A Padmanabhapuram, ex-capitale del principato di Trevancore, si trova un magnifico esempio di palazzo dei sovrani realizzato in legno nello stile tipico del Kerala, con i caratteristici tetti a doppio spiovente, finestre con frontone e lunghi corridoi. Stupendo!
Negli anni ’80 e inizio anni ’90 facevamo un’India meridionale spettacolare praticamente da Belgaum in Karnataka, tutto via terra, fino a Madras (ora Chennai), capoluogo del Tamil Nadu. Era un “tour de force”, ma un viaggio incredibilmente ricco, sia per la qualità e che per la quantità di monumenti visti, soprattutto di templi. Mi ricordo che, in uno dei tanti viaggi, giunti alla fine del percorso a Mahabalipuram, una sessantina di chilometri a sud di Madras, una partecipante era talmente stufa di vedere templi indù che decise di rimanere in albergo, un bellissimo albergo sulle rive dell’oceano indiano, per riposarsi e godere del mare e della spiaggia. E pensare che i monumenti di Mahabalipuram sono tra i più belli dell’India del Sud!
Mahabalipuram fu un importante centro portuale della dinastia Pallava. La cosa più bella in assoluto del complesso è “la discesa del Gange”, un enorme bassorilievo all'aperto che rappresenta la discesa della dea Ganga sulla terra, resa possibile dall'intervento di Shiva. Probabilmente il monumento più famoso del complesso, il cosiddetto “tempio sulla spiaggia” costruito con blocchi di pietra. Purtroppo è molto rovinato a causa della salsedine e personalmente non lo trovo esaltante. La signora, vedendo il nostro entusiasmo, si è poi pentita amaramente di non esserci venuta!
Il percorso di questo mitico viaggio in India del Sud (o “ubriacata” di templi) includeva una cittadina di montagna, Ooty. La salita e la discesa da Ooty sono spettacolari, c’è una varietà di piante e alberi veramente sorprendente: il caucciù (noto come l’albero della gomma), l’albero della pioggia, l’albero del pane, piantagioni di caffè e, più in alto, piantagioni di tè. Ci siamo fermati in un chiosco proprio in mezzo alle piantagioni e abbiamo bevuto un’ottima tazza di tè (broken orange pekoe). Ooty era una stazione climatica di montagna ai tempi dei britannici. Ci sono un paio di alberghi “coloniali” che sono una meraviglia! Nel centro di Ooty si trova un bel giardino botanico con piante rare. In realtà c’è poco da vedere, ma l’atmosfera è molto tranquilla, proprio come nella campagna inglese, anche se Ooty è a 2000 metri (molto più alto della montagna più alta della Gran Bretagna, Ben Nevis in Scozia, che svetta a 1344 metri!).
In quegli anni (erano gli anni ’80) le strade in India meridionale erano tremende e piene di buche. Non parliamo poi del “traffico” caotico: carretti trainati da bufali o buoi, biciclette, carri trainati a mano, animali e alcune macchine e camion. Gli spostamenti mettevano a dura prova. Anche alcuni alberghi erano tremendi, come quelli di Badami e Vijayanagar, modestissimi, direi “cessi”, da arrivare alla sera e ripartire alle 5 del mattino. Comunque, anche negli alberghi più scalcagnati, si mangiava sempre benissimo. Per visitare siti di grande bellezza si sopportavano i disagi e, stranamente, ritornando oggi negli stessi posti, mi sembrano molto diversi. Questi viaggi privi di confort diventano, col tempo, mitici e irripetibili.
In un altro viaggio più recente siamo arrivati alla punta dell’India, a Cape Comorin o Capo Kanyakumari (stato di Tamil Nadu). È un luogo importante, un misto di natura, mito, storia e spiritualità, che deve il suo “fascino” alla sua posizione. Si trova infatti sulla punta estrema del subcontinente indiano, è bagnata da tre mari (il Mare Arabico, l’Oceano Indiano e il Golfo del Bengala) che si incontrano e da lì si può vedere il sole sorgere e tramontare sul mare. A parte questo, la città non vale praticamente niente, è un postaccio puzzolente e stare tutto il giorno per vedere l’alba e il tramonto è veramente eccessivo. Ma sono contentissimo di esserci stato e ci tornerei. Il fatto di essere sulla punta più meridionale del sub-continente indiano è un’emozione. Anche se a volte uso delle espressioni poco ortodosse, l’India per me è sempre l’India! Con tutte le sue contraddizioni e stranezze, è sempre impareggiabile. Ci sarà ancora molto da dire sull’India prossimamente!
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento