Prometto che la prossima volta cambierò argomento e non scriverò di India, bensì di un altro paese. Ma oggi vorrei parlare di Bhopal, conosciuta per il disastro chimico ma molto meno per la sua cultura.
Bhopal è la capitale dello stato indiano del Madhya Pradesh (che vuol dire stato centrale), tristemente famoso per il disastro chimico-industriale del 1984 causato dalla fuga di 40 tonnellate di isocianato di metile, altamente tossico e irritante e rischioso per la salute umana, prodotto dalla Union Carbide, azienda multinazionale americana produttrice di pesticidi. Probabilmente sono morte più di 10.000 persone, anche se le cifre ufficiali sono molto più basse. È veramente triste pensare a quello che è successo. Durante una delle mie visite a Bhopal una signora, nostra guida locale, ha raccontato la sua esperienza e quella della sua famiglia durante quei momenti terribili. Non sto a raccontare la sua storia.
A parte questo fataccio Bhopal è una città molto verde. Fu fondata dal re di Parmara, Bhoj (1000-1055). Egli creò un lago artificiale sbarrando con una diga di terra il corso del fiume. È costruito a semi-circolo attorno all’Upper Lake (grande) e Little Lake (piccolo). Il museo archeologico di Bhopal è stato riallestito in un edificio nuovo alcuni anni fa ed è assolutamente strepitoso, sia per l’architettura del museo sia per la mostra permanente. C’è un altro Museo di grande interesse chiamato il Museum of Mankind, è un museo molto importante che studia l’habitat e le usanze dei numerosi gruppi etnici presenti nello stato. È allestito molto, molto bene con spazi anche aperti dove si possono vedere le ricostruzioni abitative. Ha una biblioteca di prim’ordine. Non è il solito museo ‘etnografico’ che di solito ci dà sui nervi, dove si ricostruiscono episodi di vita tribale in carta pesta. È una cosa seria, un approfondimento notevole per capire le usanze dei tribali con un archivio di prim’ordine.
Mi piace poi l’albergo a Bhopal, precedentemente un vecchio palazzo coloniale (IX sec.) ora ingrandito con un’ala nuova. A me piace molto l’atmosfera. Ci starei un mese. È molto bello fare la prima colazione nel cortile interno sotto il grande mango. È così romantico. Uno dei pranzi più buoni (buffet) che ho mai mangiato in India è stato proprio qui al ristorante dell’albergo. Veramente eccezionale! I due musei menzionati sopra valgono il viaggio. Nei dintorni comunque ci sono cose strepitose da vedere. Non parliamo dell’importantissimo sito buddhista di Sanchi. Il grande stupa (reliquario) fu commissionato originariamente dall'imperatore Ashoka il Grande nel III secolo a.C. Sono stati apportati molteplici rimaneggiamenti e aggiunte durante i secoli, ma lascio queste spiegazioni a chi sa molto più di me di arte buddhista. Il generale Taylor, un ufficiale britannico, fu il primo occidentale che abbia documentato per iscritto l'esistenza di Sanchi. All’inizio del XX secolo le strutture vennero portate al loro aspetto attuale sotto la supervisione del famoso archeologo John Marshall. Nei dintorni di Bhopal, presso un piccolo villagio arretrato di bhojpur, si trovano i resti di un tempio molto interessante. Come indica il nome, il tempio dedicato a Shiva è stato commissionato da Raja Bhoj, che fondò la città di Bhopal. Il ‘lingam’ di Shiva, che in termini metafisici rappresenta la forma dell’assoluto, è forse il più grande dell’India, oltre 5 m., costruito da un unico pezzo di roccia posizionato su una base massiccia. Forse il tempio è più per intenditori ma è di grande fascino anche la sua posizione nel piccolo villaggio. Non lontano si trova un tempio jain che probabilmente fu originariamente costruito nello stesso periodo del tempio indù. È rimasta una cella ‘antica’, ma a causa della voglia di rinnovare e abbellire, sembra di entrare in un parco di divertimento. La mia intenzione non è di essere blasfemo, per carità, ma certamente il gusto del nuovo è assai diverso dal gusto antico!
Tutta la zona è ricca di monumenti praticamente sconosciuti dalla maggioranza. Sono chicche esclusive, direi. Il problema è che fuori Bhopal non ci sono strutture alberghiere degne di questo nome e bisogna arrangiarsi, ma credetemi vale la pena subire disagi per addentrarsi nel cuore dell’India. Parlando di cuore vorrei finire il racconto con un’altra poesia del famoso poeta bengalese Tagore:
Non nascondere il segreto del tuo cuore, amico mio!Dillo a me, solo a me ,in confidenza. Tu che sorridi così gentilmente, dimmelo piano, il mio cuore lo ascolterà, non le mie orecchie. La notte è profonda, la casa silenziosa, i nidi degli uccelli tacciono nel sonno.
Rivelami tra le lacrime esitanti, tra sorrisi tremanti, tra dolore e dolce vergogna,
il segreto del tuo cuore.
Arrivederci alla prossima settimana.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento