martedì 8 febbraio 2011

CALCUTTA


Ritorniamo a Calcutta (Kolkata), la città indiana che amo di più. Andiamo nel quartiere popolare di Kalighat (l’antico villaggio di Kalikata). Si percorre a piedi una zona pedonale piena di bancarelle per arrivare al tempio di Kali, innalzato nel 1809 nel luogo in cui si trovava una costruzione precedente. Sposa di Shiva, la dea Kali si manifesta come divinità della morte e della distruzione, che in tal modo consente la nascita del nuovo. Col nome di Durga è la protettrice di Calcutta. Proprio di fianco c’è il ricovero di Madre Teresa, Nirmal Hridaya! La cosiddetta casa-madre si trova da un’altra parte con la semplice tomba di Madre Teresa, la sua stanza da letto e un piccolo museo di cimeli. In stridente contrasto con le visite precedenti vediamo lo scintillante tempio jaina, con specchi e vetrini colorati ovunque, una curiosità più che qualcosa di ‘artistico’. Il quartiere di Kumartuli è la zona dei vasai, in cui si realizzano le immagini delle varie divinità indù. Quando ci siamo andati, stavano preparando le immagini di Sarasvati, la divinità dell’erudizione e delle Belli Arti, per la festa incombente. Abbiamo attraversato il nuovo ponte sul fiume Hooghly per giungere all’Orto Botanico di Shibpur (1786). In realtà è un parco e copre un’area di cento ettari. È stato un po’ lasciato andare ma si trovano dei bellissimi alberi tropicali ad alto fusto come ad esempio l’albero della pioggia. La principale attrazione è il baniano (ficus bengalensis) che è cresciuto all’inverosimile dall’albero originale colpito da un fulmine. Bellissima la planimetria del parco ma ripeto purtroppo è maltenuto.

Attraversiamo il vecchio ponte di ferro sul fiume Hooghly (simbolo di Calcutta) e passiamo di fianco alla stazione di Howrah, attraversando un quartiere incredibile vivacissimo, di grande interesse e fascino per arrivare alla missione Ramakrishna (1836-86) fondata nel 1897 dal riformista Swami Vivekananda. Dalla missione prendiamo un battello e attraversiamo il fiume da ovest a est per visitare il tempio di Dakshineshwar. Impressionante il numero di fedeli. Ramakrishna trascorse molti anni a predicare qui. Interessante tempio con dodici tempietti minori dedicati a Shiva. Il tempio principale è sormontato da nove cupole. Difficile entrare per la folla ma in compenso la varietà di umanità è incredibile.

Ahimè il sottoscritto Michael ha avuto la cattiva idea di andare a vedere l’antica chiesa portoghese di Bandel, consacrata nel 1599, una delle chiese più antiche dell’India. Per fare 45 km impieghiamo due ore attraversando gli insediamenti di Serampore (colonia danese), Chandernagore (francese), Chinsurah (prima armena poi olandese) e infine Bandel (portoghese), lungo il fiume Hooghly. Delusione: la chiesa è stata completamente rimodernata e ricoperta di marmi! Che peccato! La chiesa è comunque legata a Don Bosco e ai salesiani. È anche conosciuta in tutta Calcutta per la sua ottima scuola.

Alcuni chiedono: cosa c’è da vedere a Calcutta? Certo non è Khajuraho, non è Agra, Delhi o Bombay, ma è la metropoli più ‘indiana’ dell’India, sembra di ritornare indietro di cinquant’anni e respirare non soltanto l’atmosfera del Raj Britannico ma anche di immergersi in un bagno di folla senza uguali. Non è una città facile da conquistare ma una volta conquistata non puoi più fare a meno di ritornarci.

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