Partendo da Kaza, capoluogo della valle dello Spiti, si sale al bellissimo passo Kunzum per poi scendere a Gramphoo da dove si prende la strada Leh-Manali. Il percorso a dire poco è fantastico. Da Gramphoo si sale verso il passo Rothang, a quasi 4000 metri (3978). Credo che la strada Manali-Rothang Pass sia stata costruita negli anni ’60. Mi ricordo che nel 1984 era molto stretta e pericolosa con paurosi strapiombi e spesso interrotto per frana. Era difficile passare quando s’incrociava un camion. Da allora la strada è stata allargata e modificata più volte. I lavori continuano. Attualmente stanno facendo dei lavori immani. Come potete immaginare il percorso mette a dura prova i nervi: voragini, ammassi di terra, scavatrici ovunque, migliaia di uomini che lavorano sui bordi della strada. Ci sono enormi tendopoli dove vivono gli operai.
Il passo è quasi sempre avvolto dalle nuvole. La nebbia si alza dalla valle di Kulu, che si trova nella cintura monsonica. Butta tanta di quella nebbia sul passo che spesso la visibilità è di pochi metri soltanto. Non è particolarmente bello. È vero che la nebbia rende il paesaggio spettrale e triste, ma anche quando è sereno il paesaggio è severo. Con tutti lavori che sono stati fatti ci sono molti scarti buttati con noncuranza ovunque, vecchi pali della luce, strumenti di lavoro arrugginiti, sporcizia da tendopoli. Al passo e appena dopo ci sono innumerevoli posti di ristoro, centinaia di baracche che servono il tè (sempre buono) e tutto quello che uno desidera. Il passo è molto gettonato per gli indiani che provengono da Delhi perché negli anfratti delle montagne spesso rimane la neve anche in estate. D’inverno il passo è chiuso. La neve può raggiungere anche diversi metri. A volte è ancora chiuso in giugno.
La discesa verso Manali però è molto bella. Man mano che si scende la valle diventa sempre più verde. Gli abeti che coprono le montagne hanno il fusto alto e slanciato e si stagliano verso il cielo per formare un bellissimo quadro. Le vecchie case sono caratterizzate dall’alternanza di pietre e legno e hanno delle grandi balconate di legno. Manali è diventato un resort a tutti gli effetti. Pullula di alberghi, pensioni e case da affittare. Persone benestanti di Delhi hanno costruito o comperato la seconda casa, per passarvi le vacanze. Come sapete da fine aprile a settembre il clima a Delhi è insopportabile, soprattutto nei mesi di maggio e giugno, quando la temperatura supera i 40 gradi e non è raro che raggiunga addirittura i 48 gradi. Manali è a circa 2000 metri e d’estate si sta bene. È abbastanza umida perché risente dei monsoni anche se molto, molto meno di Dharmasala (dove si trova il Dalai Lama) che è esposta frontalmente all’influsso dei monsoni. Purtroppo a Manali sono state costruite delle strutture con materiali scadenti. Dopo un anno gli edifici sono già fatiscenti. La vecchia Manali, anche se ci sono dei cambiamenti in atto, mantiene alcune vecchie case di grande fascino. Nei dintorni si possono ancora vedere dei villaggi intatti con vecchie case di legno e pietra. C’è la tendenza però a costruire nuove case di cemento. C’è uno sforzo da parte delle autorità di incoraggiare a costruire nello stile tipico della valle, ma il materiale è molto caro soprattutto il legname. Da non dimenticare che anche qui l’abusivismo imperversa e non c’è nessun piano regolatore. “Ma siamo in India” qualcuno dirà… ma non dobbiamo andare tanto lontano per vedere degli scempi.
A Manali c’è poco di artistico da vedere. Può essere interessante la casa e il museo del russo Nikolaj Konstantinovič Roerich nato a San Pietroburgo il 9 ottobre 1874. Nikolaj Roerich trascorre gli ultimi anni della sua vita vicino a Manali, a Naggar. Sono esposti i suoi lavori e quelli di suo figlio Svetoslav. Lo stile di Roerich si colloca fra il surrealismo e la pittura iconografica russa. Un’altra cosa interessante è il tempio indu di Hadimba, la sposa di Bhima nel Mahabharata, in mezzo al bosco, poco lontano dalla vecchia Manali. È un tempio tipico di queste zone con rilievi lignei e sopra l’ingresso sono raffigurati danzatori. Una curiosità è l’albero sacro (il figlio di Hadimba e Bhima è venerato qui), non lontano dal tempio, dove vengono offerti coltelli, corna di montone ed effigi in stagno di casette, animali e raffigurazioni umane. Ritornando a Naggar c’è qualche tempio indu di un certo interesse. Da Haggar ci sono belle vedute sulla valle e sulle risaie che in agosto sono verdi.
Proseguiamo verso Chandigarh per chiudere il circuito. La discesa verso Mandi è oramai veloce. E’ un lontano ricordo il periodo in cui la strada era spesso interrotta per frana con attese snervanti. Hanno costruito una lunga galleria che taglia la montagna e che fa evitare la vecchia strada tortuosa che era incastonata tra la ripida montagna da una parte e il fiume Beas dall’altra. La valle di Kulu è molto verde e fertile. La lavorazione del terreno è a terrazze. La sistemazione dei singoli lotti di terreno avviene parallelamente all’orientamento delle curve di livello, contrastando e attenuando la forza dell’erosione delle acque. La valle di Kulu (si può anche scrivere così: Kullu), è conosciuta come la ‘valle degli dei’, perché ogni anno tra ottobre e novembre, secondo il calendario indu, c’è un importante festival che dura sette giorni, chiamato Kulu Dussehra. Celebra la vittoria di Lord Rama sull’empio re Ravana. Ho assistito al festival nel 1984. La folla è immensa e travolgente. Ogni giorno durante il festival la divinità è portata fuori dal tempio e viene sorretta da portatori che corrono di qua e di là, anche a zig-zag, all’impazzata, probabilmente per rappresentare la lotta tra lui e Ravana. Dalla cittadina di Kulu si scende appunto a Mandi. Mandi ha due bellissimi templi gemelli separati l’uno dall’altro dal fiume. Sono dedicati a Shiva (XII sec.). Prima di arrivare a Mandi, lungo il percorso, ma nascosto dalla strada, si trova un altro tempio indu, squisitamente scolpito del VIII sec. Sempre dedicato a Shiva. Si scende a Chandigarh, passando per il Punjab, dove appunto termina il percorso circolare del nostro viaggio.
Il passo è quasi sempre avvolto dalle nuvole. La nebbia si alza dalla valle di Kulu, che si trova nella cintura monsonica. Butta tanta di quella nebbia sul passo che spesso la visibilità è di pochi metri soltanto. Non è particolarmente bello. È vero che la nebbia rende il paesaggio spettrale e triste, ma anche quando è sereno il paesaggio è severo. Con tutti lavori che sono stati fatti ci sono molti scarti buttati con noncuranza ovunque, vecchi pali della luce, strumenti di lavoro arrugginiti, sporcizia da tendopoli. Al passo e appena dopo ci sono innumerevoli posti di ristoro, centinaia di baracche che servono il tè (sempre buono) e tutto quello che uno desidera. Il passo è molto gettonato per gli indiani che provengono da Delhi perché negli anfratti delle montagne spesso rimane la neve anche in estate. D’inverno il passo è chiuso. La neve può raggiungere anche diversi metri. A volte è ancora chiuso in giugno.
La discesa verso Manali però è molto bella. Man mano che si scende la valle diventa sempre più verde. Gli abeti che coprono le montagne hanno il fusto alto e slanciato e si stagliano verso il cielo per formare un bellissimo quadro. Le vecchie case sono caratterizzate dall’alternanza di pietre e legno e hanno delle grandi balconate di legno. Manali è diventato un resort a tutti gli effetti. Pullula di alberghi, pensioni e case da affittare. Persone benestanti di Delhi hanno costruito o comperato la seconda casa, per passarvi le vacanze. Come sapete da fine aprile a settembre il clima a Delhi è insopportabile, soprattutto nei mesi di maggio e giugno, quando la temperatura supera i 40 gradi e non è raro che raggiunga addirittura i 48 gradi. Manali è a circa 2000 metri e d’estate si sta bene. È abbastanza umida perché risente dei monsoni anche se molto, molto meno di Dharmasala (dove si trova il Dalai Lama) che è esposta frontalmente all’influsso dei monsoni. Purtroppo a Manali sono state costruite delle strutture con materiali scadenti. Dopo un anno gli edifici sono già fatiscenti. La vecchia Manali, anche se ci sono dei cambiamenti in atto, mantiene alcune vecchie case di grande fascino. Nei dintorni si possono ancora vedere dei villaggi intatti con vecchie case di legno e pietra. C’è la tendenza però a costruire nuove case di cemento. C’è uno sforzo da parte delle autorità di incoraggiare a costruire nello stile tipico della valle, ma il materiale è molto caro soprattutto il legname. Da non dimenticare che anche qui l’abusivismo imperversa e non c’è nessun piano regolatore. “Ma siamo in India” qualcuno dirà… ma non dobbiamo andare tanto lontano per vedere degli scempi.
A Manali c’è poco di artistico da vedere. Può essere interessante la casa e il museo del russo Nikolaj Konstantinovič Roerich nato a San Pietroburgo il 9 ottobre 1874. Nikolaj Roerich trascorre gli ultimi anni della sua vita vicino a Manali, a Naggar. Sono esposti i suoi lavori e quelli di suo figlio Svetoslav. Lo stile di Roerich si colloca fra il surrealismo e la pittura iconografica russa. Un’altra cosa interessante è il tempio indu di Hadimba, la sposa di Bhima nel Mahabharata, in mezzo al bosco, poco lontano dalla vecchia Manali. È un tempio tipico di queste zone con rilievi lignei e sopra l’ingresso sono raffigurati danzatori. Una curiosità è l’albero sacro (il figlio di Hadimba e Bhima è venerato qui), non lontano dal tempio, dove vengono offerti coltelli, corna di montone ed effigi in stagno di casette, animali e raffigurazioni umane. Ritornando a Naggar c’è qualche tempio indu di un certo interesse. Da Haggar ci sono belle vedute sulla valle e sulle risaie che in agosto sono verdi.
Proseguiamo verso Chandigarh per chiudere il circuito. La discesa verso Mandi è oramai veloce. E’ un lontano ricordo il periodo in cui la strada era spesso interrotta per frana con attese snervanti. Hanno costruito una lunga galleria che taglia la montagna e che fa evitare la vecchia strada tortuosa che era incastonata tra la ripida montagna da una parte e il fiume Beas dall’altra. La valle di Kulu è molto verde e fertile. La lavorazione del terreno è a terrazze. La sistemazione dei singoli lotti di terreno avviene parallelamente all’orientamento delle curve di livello, contrastando e attenuando la forza dell’erosione delle acque. La valle di Kulu (si può anche scrivere così: Kullu), è conosciuta come la ‘valle degli dei’, perché ogni anno tra ottobre e novembre, secondo il calendario indu, c’è un importante festival che dura sette giorni, chiamato Kulu Dussehra. Celebra la vittoria di Lord Rama sull’empio re Ravana. Ho assistito al festival nel 1984. La folla è immensa e travolgente. Ogni giorno durante il festival la divinità è portata fuori dal tempio e viene sorretta da portatori che corrono di qua e di là, anche a zig-zag, all’impazzata, probabilmente per rappresentare la lotta tra lui e Ravana. Dalla cittadina di Kulu si scende appunto a Mandi. Mandi ha due bellissimi templi gemelli separati l’uno dall’altro dal fiume. Sono dedicati a Shiva (XII sec.). Prima di arrivare a Mandi, lungo il percorso, ma nascosto dalla strada, si trova un altro tempio indu, squisitamente scolpito del VIII sec. Sempre dedicato a Shiva. Si scende a Chandigarh, passando per il Punjab, dove appunto termina il percorso circolare del nostro viaggio.
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