Guardando indietro e pensando alle fatiche delle strade sterrate, delle sistemazioni alberghiere precarie, per non parlare dei pernottamenti in yurte collettive a 3500 metri con un vento gelido sferzante che si sente ululare come se fosse un lupo feroce, questi disagi si attenuano a tal punto che col passar del tempo tutta l’esperienza ‘negativa’ diventa prima quasi piacevole, poi piacevole e infine, forse dopo qualche anno, molto piacevole.
Noi turisti siamo strani. Brontoliamo perché non c’è l’acqua calda, perché si mangia male, perché non c’è la marmellata o un caffè decente alla prima colazione e poi, guardando indietro, tutto si placa e diventa relativo. Anzi, ci facciamo pure grandi davanti ai nostri amici raccontando i disagi subiti… ma che bel viaggio, ma che bel viaggio!
La Repubblica Kirghisa non offre lusso, a parte la capitale, ma offre molto di più. Offre prima di tutto un paesaggio spettacolare. Chi poi proviene in viaggio dalla Cina capisce ancora di più la bellezza di questo paese. La cosa che rimane indelebile nel cuore di un viaggiatore sensibile è la semplicità del paese, intesa come naturalezza, sia dei suoi abitanti, sia del loro modo di vivere, sia delle loro abitudini, sia del loro modo di porsi. Nonostante i disagi, il paese, soprattutto la parte montana, si presenta con un’atmosfera soave e rilassante. Come si può dimenticare il villaggio di Sary Tash, non lontano dalla frontiera con la Cina, con le sue piccole case che sembrano dacie, il fieno appena raccolto sotto il tetto spiovente e le piccole finestre colorate? I turisti o coloro che passano per Sary Tash pernottano in case private dove la padrona di casa prepara sia la cena che la prima colazione, e prepara il letto in terra esattamente come dormono loro. Ma è così bello essere con una famiglia locale, mangiare quello che mangiano loro e dormire come dormono loro. Sì, è vero, il gabinetto rudimentale è fuori in una casupola di legno e il lavandino è pure fuori senza acqua corrente. La padrona riempie una vaschetta con l’acqua. Quando l’acqua è finita (la vaschetta è grande come lo sciacquone di un gabinetto) la riempie di nuovo. Alla mattina poi la vaschetta viene riempita di acqua calda. Che goduria! Che cosa c’è di più bello di vivere allo stato brado, per così dire, e di godere dell’ambiente e del paesaggio.
Davanti al villaggio e davanti alla casa dove si alloggia si apre un paesaggio straordinario: una prateria a perdita d’occhio e sullo sfondo, maestosa, una catena montuosa di picchi innevati sopra i 6000 metri. E che dire del picco Lenin, di 7134 m? È la vetta più alta sulla cresta di Zaalay, tra il Kirghizistan e il Tagikistan, e appartiene alla catena dei Pamir. Con la sua asimmetrica piramide domina la Valle Alai ed è visibile a grande distanza.
La Repubblica Kirghisa non offre lusso, a parte la capitale, ma offre molto di più. Offre prima di tutto un paesaggio spettacolare. Chi poi proviene in viaggio dalla Cina capisce ancora di più la bellezza di questo paese. La cosa che rimane indelebile nel cuore di un viaggiatore sensibile è la semplicità del paese, intesa come naturalezza, sia dei suoi abitanti, sia del loro modo di vivere, sia delle loro abitudini, sia del loro modo di porsi. Nonostante i disagi, il paese, soprattutto la parte montana, si presenta con un’atmosfera soave e rilassante. Come si può dimenticare il villaggio di Sary Tash, non lontano dalla frontiera con la Cina, con le sue piccole case che sembrano dacie, il fieno appena raccolto sotto il tetto spiovente e le piccole finestre colorate? I turisti o coloro che passano per Sary Tash pernottano in case private dove la padrona di casa prepara sia la cena che la prima colazione, e prepara il letto in terra esattamente come dormono loro. Ma è così bello essere con una famiglia locale, mangiare quello che mangiano loro e dormire come dormono loro. Sì, è vero, il gabinetto rudimentale è fuori in una casupola di legno e il lavandino è pure fuori senza acqua corrente. La padrona riempie una vaschetta con l’acqua. Quando l’acqua è finita (la vaschetta è grande come lo sciacquone di un gabinetto) la riempie di nuovo. Alla mattina poi la vaschetta viene riempita di acqua calda. Che goduria! Che cosa c’è di più bello di vivere allo stato brado, per così dire, e di godere dell’ambiente e del paesaggio.
Davanti al villaggio e davanti alla casa dove si alloggia si apre un paesaggio straordinario: una prateria a perdita d’occhio e sullo sfondo, maestosa, una catena montuosa di picchi innevati sopra i 6000 metri. E che dire del picco Lenin, di 7134 m? È la vetta più alta sulla cresta di Zaalay, tra il Kirghizistan e il Tagikistan, e appartiene alla catena dei Pamir. Con la sua asimmetrica piramide domina la Valle Alai ed è visibile a grande distanza.
Purtroppo non è sempre oro ciò che luccica e anche qui ci sono dei conflitti. La parte montuosa è abitata esclusivamente da kirghisi e per la maggior parte sono pastori. Ad Osh invece, all’inizio della valle di Fergana, c’è una cospicua popolazione uzbeka, i quali sono agricoltori e commercianti. Non scorre buon sangue tra le due etnie. Il governo ha incoraggiato la popolazione kirghisa a trasferirsi ad Osh, dove gli uzbeki sono tanti. I nostri autisti uzbeki, che sono venuti a prenderci alla frontiera con la Cina, hanno sospirato prima di arrivare ad Osh dicendo “stiamo lasciando i Kirghisi” per dire che stavano entrando, secondo loro, in un territorio uzbeko, nonostante non faccia parte dell’Uzbekistan.
Per capire questa diatriba bisogna tornare indietro nel tempo. Gli antenati dell'odierno popolo kirghiso vissero nel bacino dello Yenisey superiore, in Siberia, almeno fino al X secolo, quando a causa di incursioni mongole iniziarono a spostarsi più a sud, nel Tian Shan (catena montuosa che si estende dalla valle di Fergana fino a Turfan in Cina). L'emigrazione fu accelerata dall'ascesa di Gengis Khan. L'odierno Kirghizistan faceva parte dell'eredità del secondo figlio di Gengis Khan, Chagatai. A causa di altre vicissitudini i kirghisi furono spinti verso sud, nella zona dell'attuale Tagikistan. Nel 1918 il territorio kirghiso fu assorbito dalla Repubblica Socialista Sovietica Autonoma del Turkestan all'interno della Federazione Russa; nel 1924 venne separato nella Oblast Autonoma dei Kara-Kirghisi e infine nel 1936 divenne una Repubblica Socialista Sovietica a pieno titolo. La questione della terra e degli alloggi fu in effetti la causa scatenante del più cruento conflitto interetnico dell'Asia centrale, quello tra kirghisi e uzbeki nei dintorni di Osh nel 1990, dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Osh è una città vitale e piena di vita e si trova in una posizione strategica di grande importanza.
Per capire questa diatriba bisogna tornare indietro nel tempo. Gli antenati dell'odierno popolo kirghiso vissero nel bacino dello Yenisey superiore, in Siberia, almeno fino al X secolo, quando a causa di incursioni mongole iniziarono a spostarsi più a sud, nel Tian Shan (catena montuosa che si estende dalla valle di Fergana fino a Turfan in Cina). L'emigrazione fu accelerata dall'ascesa di Gengis Khan. L'odierno Kirghizistan faceva parte dell'eredità del secondo figlio di Gengis Khan, Chagatai. A causa di altre vicissitudini i kirghisi furono spinti verso sud, nella zona dell'attuale Tagikistan. Nel 1918 il territorio kirghiso fu assorbito dalla Repubblica Socialista Sovietica Autonoma del Turkestan all'interno della Federazione Russa; nel 1924 venne separato nella Oblast Autonoma dei Kara-Kirghisi e infine nel 1936 divenne una Repubblica Socialista Sovietica a pieno titolo. La questione della terra e degli alloggi fu in effetti la causa scatenante del più cruento conflitto interetnico dell'Asia centrale, quello tra kirghisi e uzbeki nei dintorni di Osh nel 1990, dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Osh è una città vitale e piena di vita e si trova in una posizione strategica di grande importanza.
Diatribe a parte, la Repubblica Kirghisa è soprattutto montagna, ed è qui che si respira il soave odore della tranquillità.