Credo di avere letto i suoi libri decine di volte. Mi piace particolarmente “The Mayor of Casterbridge” (il sindaco di Casterbridge), per non parlare del suo libro forse più famoso “Tess of the d’Ubervilles”. Ogni volta che leggo i suoi libri mi vengono i brividi. La sua tecnica narrativa e soprattutto la caratterizzazione dei personaggi colpiscono nel profondo. Ma anche la descrizione dei paesaggi ha una sensualità così forte che tutto il mio essere freme di emozione. Trovo difficile descrivere le emozioni che provo leggendo i suoi romanzi.
Visitare il Wessex (Dorset) oggi fa rivivere i suoi racconti. È rimasto tutto uguale a cent’anni fa. Nei suoi libri ha cambiato i nomi di villaggi, città e luoghi ma essi corrispondono a villaggi, città e luoghi reali. Fare il circuito della campagna dove Thomas Hardy ha ambientato i suoi romanzi è certamente di grande suggestione, un avvenimento da non perdere. Prima di farlo però bisogna leggere almeno un paio di suoi libri. Il capoluogo della contea del Dorset e Dorchester era un castrum al tempo dei romani. La costa è molto varia e straordinariamente bella. Si chiama la “Jurassic Coast”(la costa giurassica), ora patrimonio mondiale per la sua imponente geologia, che presenta una sequenza di superbe rocce giurassiche e di altre formazioni.
Michael’s room è un blog di racconti di viaggio, ma non posso fare a meno di trasmettere uno dei poemi di Thomas Hardy intitolato in Inglese “THE DARKLING THRUSH” (Tordo a Sera in italiano). Illustra la capacità di Hardy di vivere con grande profondità e tristezza i suoi racconti, ma sempre con un raggio di speranza. Alla prossima settimana!
M'appoggiai al cancello d'un boschetto
Quando il gelo era grigio fantasma,
E le scorie d'inverno desolavano
L'occhio morente del giorno.
I rami intrecciati striavano il cielo
Come corde di lire spezzate,
E tutti gli umani all'intorno
Erano presso il loro focolare.
Le linee della terra scheletrita
Sembravano il cadavere del secolo disteso.
Sua cripta sepolcrale la volta nuvolosa,
Il vento suo lagno di morte.
Il palpitare antico del seme e della nascita
S'era rattratto in rigida secchezza,
E ogni spirito sopra la terra
Svuotato di fervore come me.
Ed ecco una voce improvvisa
Scoppiò dagli squallidi rami,
A piena gola, in canto vespertino
Di gioia sconfinata;
Un vecchio tordo, fragile, sparuto, piccolino,
Le piume arruffate dal vento,
In quel modo spendeva la sua anima
Sull'ombra che scendeva.
Così poco incentivo a carole
Di tanto estatica nota
Era scritto sul volto della terra,
Lontano o intorno a lui,
Da farmi pensare vibrasse
In quella sua gioiosa buona-notte
Una lieta speranza, di cui egli sapeva
E io ero ignaro.
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