giovedì 15 ottobre 2009

CHANDIGARH E ANCORA LA VALLE DELLO SPITI

Ho cominciato a parlare dell’Himachal Pradesh e del viaggio verso l’isolata Valle dello Spiti in maniera un po’ confusa. Sono passato da una parte all’altra per poi tornare indietro sui miei passi. Comunque, il viaggio è iniziato a Chandigarh, non perché facesse parte del tema del viaggio, ma come punto di partenza.
Il grande architetto Le Corbusier ha curato il piano urbanistico ridisegnando la città negli anni ’50. Ha progettato molti edifici pubblici. Chandigarh è una specie di città-giardino con grandi viali alberati. Gli edifici pubblici sono immersi (sarebbe forse meglio dire “dispersi”) in mezzo alla vegetazione, isolati l’uno dall’altro. Gli edifici sono difficilmente visitabili perché ci vogliono innumerevoli permessi speciali. La ‘security’ è ferrea, probabilmente perché Chandigarh è capitale di due stati, Punjab e Haryana, e anche per i recenti atti terroristici (Bombay per esempio). Praticamente si gira in macchina per i bei viali alberati ma non si vede quasi nulla della città, soltanto qualche scorcio di muro qua e là. Ho trovato curioso il ‘Rock Garden’ di Nek Chand. Ogni giorno, girando in bicicletta, raccoglieva materiale dalle demolizioni e dai cantieri in cui venivano costruiti gli edifici progettati dall'architetto Le Corbusier, soprattutto pezzi di ceramica, acciaio e materiale elettrico. Nek Chand poi realizzava fantasiose sculture raffiguranti prevalentemente figure umane e animali e le metteva in un'area urbana allora poco frequentata. Nel 1975 fu ‘scoperto’ questo museo ‘abusivo’ e le autorità decisero di valorizzarlo. Oggi Nek Chand è considerato un grande. Le sue opere vengono esposte anche in musei di tutto il mondo. È una vera curiosità che vale la pena vedere.
Da Chandigarh, ai piedi della catena sub-himalayana, ci siamo trasferiti a Shimla, Regina dei Colli, e capitale dell’Himachal Pradesh. Di Shimla ho già parlato e anche della regione di Kinnaur. Immergiamoci subito nella Valle dello Spiti. Uno dei posti più belli è Dhankar, la vecchia capitale dello Spiti. Il complesso è di grande suggestione: sorge su uno sperone di roccia a strapiombo sopra la valle. I templi, anche se salvati, si sono impoveriti a causa di infiltrazioni d’acqua che hanno praticamente cancellato le bellissime pitture murali. Ci sono delle valli laterali che sono di grande bellezza. Alcuni villaggi si trovano a 4500 metri d’altezza e sono tipicamente tibetani. La pace è assoluta. Il cielo stellato di notte è talmente limpido che sembra di toccare la via lattea e il grande e piccolo carro. Eccezionale!
Vicino a Kaza siamo stati in uno ‘strano’ albergo. Probabilmente è il migliore. Non risistemano mai le camere mentre l’ospite permane. C’è il cambio di asciugamani, che vengono consegnati al ristorante, e c’è sempre acqua calda perché ogni stanza ha il suo boiler. È difficile trovare personale quassù per la breve stagione. I locali hanno altro da fare. Nel nostro lodge lavoravano dei ragazzi del Bihar, lo stato più povero e travagliato dell’India. Erano molto bravi e disponibili, ma non era permesso loro entrare nelle camere. La cucina era sorprendentemente buona e varia per un posto così sperduto. Kaza, che è il capoluogo della valle, è piuttosto bruttino. Sì, ci sono negozi, mercati (un po’ di vita e movimento non guasta) ma non ha niente di attraente. Un punto in favore di Kaza è la ‘German Bakery’ (il cosiddetto forno tedesco), ottimi dolci come ‘apple crumble’, pane fresco e il formaggio di yak, gustosissimo. Comunque la valle ti travolge con i suoi delicati colori pastelli all’alba, i suoi colori più intensi al tramonto, il cielo di un azzurro intenso a mezzogiorno adornato da bianchissime nuvolette che sembrano danzare nel cielo quasi come fossero degli esseri celesti. I minuscoli villaggi pochi anni fa erano irraggiungibili, ma ora, grazie al potenziamento delle strade carrozzabili, si arriva quasi dappertutto con la jeep. Questo permette a chi non fa trekking di vedere praticamente tutto quello che c’è da vedere nello Spiti.
Sempre nella valle dello Spiti, il monastero di Tabo, e quello più piccolo di Lalung, sono strutture quasi insignificanti viste dall'esterno ma contengono alcuni dei migliori esempi di antica arte buddista rimasti nel mondo intero, uno spettacolo incredibile. Deludente il monastero di Kye, arroccato sopra uno sperone di roccia. È uno dei monasteri più fotografati per la sua stupenda posizione. Vanta preziosi thanka (pitture religiose su tela che si possono arrotolare), che però sono e rimangono coperti. Abbiamo provato ad alzare le tele di protezione che coprono le pitture ma il monaco ci ha fermati. Peccato! Quando si entra nel monastero i monaci offrono il te, più che altro per ricevere una donazione.È l’unico tempio che ha un negozio, forse perché è facilmente raggiungibile anche a piedi (per chi cammina molto) da Kaza. Noi vedevamo il monastero da lontano tutti i giorni dal nostro albergo. La veduta dallo sperone di Kye però è spaziale. Si vede in estensione la valle dello Spiti. Senza poter vedere i thanka non entrerei neppure, se non fosse per la bellissima veduta dal tetto del monastero.
Il percorso da Kaza a Gramphoo, nel Lahaul, sulla Leh-Manali highway, è grandioso: picchi innevati, fiumi impetuosi, torrenti che attraversano la strada, montagne rocciose maestose, ghiacciai imponenti e soprattutto il silenzio…Il passo Kunzum (4600 m circa) è spettacolare con torreggianti picchi innevati. È difficile descrivere la sensazione che si prova in un ambiente così forte e travolgente, ma nello stesso tempo così soave e romantico!Non posso non ricordare la seguente bellissima poesia di R.Tagore sulla montagna. Si addice di più alla prima parte del viaggio (Kinnaur), quando eravamo sotto l’influenza dei monsoni.


Venite, o nubi, piene d'acqua
e cariche di pioggia,
portate il vostro cupo amore
sulla terra.
Venite a baciare le cime dei monti,
a coprire d'ombre i giardini;
con grande frastuono
venite a coprire il cielo.
Geme la foresta
e trema il fiore,
cariche di pianto traboccano
le sponde del fiume.

venerdì 9 ottobre 2009

VERSO LA VALLE DELLO SPITI


La valle di Spiti è adagiata praticamente sulla frontiera cinese tibetana. È una valle isolata e nascosta in un angolino dello stato chiamato Himachal Pradesh. È stupenda! Una volta superata la Grande Catena Himalayana, che si potrebbe definire la grande muraglia himalayana, il clima si presenta soleggiato e secco con cieli di un azzurro intenso di giorno e luminoso di notte. Senza la luna si vede la via lattea in maniera incredibile, oltre al piccolo e al grande carro. Sembrano lì a portata di mano. È uno spettacolo indimenticabile! È una valle secca perché piove pochissimo. Le montagne sono nude senza alberi o vegetazione. Ma come in tutte le valli protette dai monsoni l’acqua dalle nevi perenni sopra i 6000 metri viene imbrigliata e portata a valle per irrigare i campi. È uno spettacolo molto bello vedere le montagne di roccia e più in alto le vette innevate e i campi coltivati (orzo, piselli, legumi) disegnati in forma quasi circolare o ovale. I villaggi sono tipicamente tibetani, costruiti in adobe o in pietra. Alcuni dei villaggi sono proprio in quota, sopra i 4000 metri. Qualcuno è addirittura sopra i 4400 m. A questa altitudine, grazie alla rugiada, si trovano degli altipiani con una sottile copertura d’erba.
Da Shimla ci vogliono alcuni giorni per arrivarci. Bisogna fare delle tappe nel distretto di Kinnaur. Il Kinnaur si trova dalla parte monsonica, sotto la grande catena himalayana. Il verde è intenso, smeraldo. L’Irlanda impallidisce al confronto. Scendendo da Shimla si segue il fiume Sutlej. È l’affluente più orientale del fiume Indo, che bagna l'antica e storicamente importante regione del Grande Punjab. Ci sono prove che attestano come prima del 1700 a.C. il fiume Sutlej fosse un importante affluente del fiume Sarasvati, anziché dell’Indo. Il fiume Sarasvati non esiste più, ma da ricognizioni aeree si vede il tracciato del ‘vecchio’ fiume. Chi è stato in Pakistan conosce bene la storia di questo fiume ‘scomparso’. Comunque il percorso lungo il fiume Sutlej è, a dir poco, dantesco. Stanno facendo dei lavori immensi per la realizzazione di centrali idroelettriche. Stanno bucando le montagne e prendendo acqua dai torrenti laterali. Dal punto di vista naturalistico stanno rovinando la valle. D’altra parte il problema dell’energia è molto serio in India, soprattutto nelle grandi metropoli. L’India è una nazione emergente, anzi una potenza economica, che ha bisogno di energia. Nel 2015 probabilmente supererà la Cina come popolazione e diventerà la nazione più popolosa del mondo.
Ma ritorniamo al nostro viaggio. Percorrendo la valle ad un certo punto si può fare una deviazione nella valle di Sangla. La strada che sale è spettacolare. C’è una diga più in alto con una piccola centrale idro-elettrica, ma la valle è ancora intatta. Ci sono dei piccoli villaggi con vecchie case, templi e torri, caratterizzate dall’alternanza di pietre e legno per rendere le strutture più resistenti ai movimenti sismici. L’ultimo villaggio lungo la strada carrozzabile si chiama Chitkul a 3400 metri. È un posto delizioso, ancora intatto, anche se ci sono le prime avvisaglie di modernizzazione. Molte case e templi hanno i tetti di ardesia. I pezzi, tagliati a mano, non sono né quadrati né rettangolari ma ‘artistici’, e formano un bel disegno. Bisogna rientrare sulla strada maestra per arrivare a Kalpa. Ancora lavori ‘infernali’, che poi finiscono. L’albergo, dove abbiamo pernottato, si trova sopra il villaggio con una stupenda veduta sulle vette innevate. Il picco più alto si chiama Kinnaur Kailash (6050 m), residenza invernale di Shiva (quella estiva si trova in Tibet). È una goduria sostare sulla terrazza dell’albergo e vedere le nuvole che salgono dalla valle verso l’alto e che poi si sciolgono improvvisamente. All’alba è eccezionale perché il primo sole lambisce le vette e illumina la neve che si tinge leggermente di rosa. Le nuvole coprono le vette poi improvvisamente si aprono e lo spettacolo ti travolge. Bastano pochi minuti e le nuvole avvolgono di nuove le vette.
Ho iniziato a parlare della valle dello Spiti ma poi sono tornato indietro, a parlare del ‘cammino’ iniziale verso la valle nascosta. Questa parte è meno coinvolgente, ma sempre di grande interesse. A proposito, il nome Himachal Pradesh significa 'Stato della montagna innevata'. Fu incorporato dall'Unione Indiana nel gennaio del 1971, ed è in questo stato che vive il Dalai Lama, a Dharamsala. Parlerò più specificamente della valle dello Spiti prossimamente e poi del percorso verso Manali, nella valle di Kulu. A presto!

giovedì 1 ottobre 2009

SHIMLA – HIMACHAL PRADESH

Shimla fu la capitale estiva del raj britannico dal 1864. Si trova a più di 2000 metri sul livello del mare in mezzo a montagne verdissime ricoperte di pini, abeti, cedri himalayani, querce e rododendri. La parte coloniale della città si trova sulla sommità di una collina. E’ dominata dalla chiesa anglicana. La parte alta si divide in due strade, The Ridge e The Mall. Sembra di camminare in un piccolo villaggio inglese. Peccato che ci siano tanti cartelli pubblicitari che rendono l’ambiente meno suggestivo. Alcune case sono a graticcio, altre in pietra. Il Municipio di Shimla sembra uscito da un film di Harry Potter. Shimla è stata denominata la Regina dei Colli. Purtroppo l’espansione della città, capitale tra l’altro dello stato dell'Himachal Pradesh, l’ha resa meno affascinante e più ‘indiana’!
Dal Mall la città scende verso la valle a gradoni. The Mall ha soprattutto uffici amministrativi, ristoranti e caffè mentre scendendo si trova il Lower Bazar, cioè il bazar inferiore. E’ una strada che corre parallela alla passeggiata principale (The Mall). A proposito, The Mall è pedonale, qualche cosa di eccezionale per l’India. Neppure i motorini possono accedere alla zona pedonale (diversamente da Bologna)…The Lower bazar è un vero bazar pieno di negozi di ogni genere e pieno di gente. Qui si trovano piccoli tempietti indù e le manifestazioni religiose sono frequenti. Ci sono tanti vicoli che scendono quasi verticalmente nella valle. Sono ripidissimi e strettissimi. Le case sono fatiscenti, rappezzate e incredibilmente cadenti, ma c’è qualche cosa di magico nell’insieme che colpisce. Forse è l’agglomerato di case che scende ripidamente dalla collina come se fosse un tutt’uno. E’ bello osservare la città da basso di notte. E’ uno scintillio di luci, fiabesco direi.
Proprio sulla sommità di Shimla si trova un tempio dedicato a Hanuman, ministro del re delle scimmie che aiutò Brahma a liberare la sposa Sita, caduta nelle mani del demone Ravana. La posizione è bella ma il tempio è circondato da scimmie dispettose e pericolose. Per arrivarci bisogna fare una passeggiata in mezzo al bosco. Non bisogna guardare le scimmie negli occhi perché lo considerano come una sfida. Poi non bisogna portare occhiali o cappelli o cose che pendolano perché le scimmie rubano tutto. Le scimmie sono i padroni del luogo e la visita diventa praticamente impossibile. E’ successo anche che qualcuno è stato anche morso. Non ci siamo stati così abbiamo evitato il problema! Non soltanto il tempio di Hanuman ma Shimla stessa ha un grosso problema per via della popolazione di scimmie in continua crescita. Ce ne sono a centinaia sui tetti, lungo le strade, sui muri, ovunque. Per recarsi nella valle dello Spiti, una zona tibetana all’interno dell’India, bisogna richiedere un permesso speciale (Inner Line Permit) che si ottiene presso gli uffici amministrativi di Shimla. Non è lontano dal Mall e l’ufficio è in ostaggio alle scimmie. Una vecchia scimmia in particolare è sempre arrabbiata. Bisogna allontanarla con un bastone prima di uscire dall’ufficio, se è li ad intralciare il cammino. Le autorità hanno pensato di avvelenarle o comunque farne fuori almeno una parte. Le scimmie però fanno parte integrale della città e senza non sarebbe più la stessa cosa, forse… Vedremo quale soluzione prenderanno.
E’ una città completamente diversa da qualsiasi altra città indiana. Ha un atmosfera molto particolare, direi rilassante, forse per la sua posizione panoramica in mezzo al verde, alle foreste e anche per la sua architettura coloniale. Tutta la parte che scende a valle, che ho descritto sopra, è pedonale. Tutta la merce viene portata sulla schiena dai facchini. Mentre ero a Shimla in agosto ho osservato un facchino portare sulla schiena una lavatrice per poi depositarla in un negozio lungo The Mall. E’ un lavoro duro anche perché le salite sono ripidissime. Devono avere dei polmoni veramente incredibili.
Da Shimla si può prendere il trenino per Kalka. La linea è stata aperta nel 1903 e si snoda attraverso magnifiche valli e montagne verdissime. Il trenino marcia ad una media oraria di 22 km. La linea ora fa parte del patrimonio universale dell’Unesco. E’ deliziosa la stazione di Shimla, ancora identica a quando fu aperta nel 1903. Shimla è stata la prima tappa del viaggio che conduceva nella stupenda valle dello Spiti. Anzi la prima tappa è stata Chandigarh.
Comunque di Chandigarh e del percorso che abbiamo fatto lo scorso agosto perlerò un'altra volta...